domenica 12 gennaio 2014

GRECIA. AUMENTA L’AUSTERITÀ MENTRE SI AVVICINANO ALCUNI TEST IMPORTANTI.


 di Panos Petrou


Syriza_KOE-700x210
L’interessante articolo di Panos Petrou, membro di Dea, sinistra operaia internazionalista, una delle forze significative che animano la Corrente di sinistra, ossia la Piattaforma di sinistra di Syriza, mette in luce l’estrema drammaticità della situazione greca alla luce delle politiche di austerità che continuano imperterrite. Le politiche di austerità massacrano da anni la classe lavoratrice e colpiscono violentemente anche la classe media, mentre la frazione più ricca della classe dominante comincia a godere dei frutti della guerra sociale che ha messo in atto. Questo avviene alla vigilia di alcuni test importanti, tra cui le elezioni europee, in un momento in cui le forze politiche tradizionali al governo sono screditate agli occhi della maggior parte della popolazione, anche se la mobilitazione sociale presenta forti difficoltà e i Neonazisti di Alba Dorata, in difficoltà anche grazie alle grandi mobilitazioni antifasciste, potrebbero godere dell’appoggio di settori della classe dominante (ndr).

Di Panos Petrou  da Alencontre
E’ un inverno duro per gran parte della popolazione. La maggior parte non può permettersi l’acquisto di gas, di olio o di elettricità.1Molte persone non riescono a pagare le fatture dell’elettricità (il 32% della popolazione ha difficoltà nei pagamenti, secondo Eurostat) che è stata tagliata e a migliaia di famiglie inadempienti (si contano 173.000 tagli nel corso della prima metà del 2013). Questo spinge molti ad usare bracieri e stufe a legno per riscaldare le loro case.
Alcune notte, i fumi che escono dalle case ricoprono il cielo di Atene. Alcuni tragici incidenti, dovuti all’uso di stufe alla buona, (così come la morte di una giovane ragazza intossicata dal fumo di un braciere e casi di case incendiate), sono un forte segnale della brutalità della situazione. Inoltre, secondo gli specialisti, l’aria che respiriamo diventa estremamente pericolosa a causa di questi fumi. Questo quadro, in una città industrializzata nel capitalismo sviluppato del XXI secolo, evidenzia più di ogni parola le devastazioni provocate dalle misure di austerità sulla società greca. A Salonicco, la soglia di inquinamento (a fine dicembre 2013), ossia in particolare la concentrazione di particelle tossiche nell’atmosfera – la cui soglia di “emergenza” è stabilita a 50 mg/m3 e “ il livello di allarme” a 150 mg/m3 – si situa a 316 mg/m3, da cui ne discendono forti problemi respiratori e di conseguenza“costi per la salute”, almeno fino a quando le persone colpite disporranno delle risorse per curarsi!
Nessun paese ha mai fatto così tante (contro)riforme strutturali”
Il 2013 è stato un nuovo anno di austerità e di pesantissime politiche neoliberali. Esse hanno accelerato i processi di devastazione imposti dal 2010 allorquando il governo greco firmò il Memorandum con la “Troika” (Banca centrale europea, Commissione europea e Fondo monetario internazionale).
Il governo Samaras manifesta gioia per aver allontanato l’eccedenza nell’avanzo primario (anticamera del debito) del bilancio.2 Egli non cita i giganteschi costi sociali; del resto, i dati contabili sono discutibili. Questo non impedisce Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse, di affermare quasi vantandosi: “nessun paese ha mai fatto così tante riforme strutturali quanto la Grecia”.
L’Eoppy (Organizzazione nazionale per la difesa della salute pubblica), un’organizzazione che dispensa servizi sanitari di base su scala locale, si trova di fronte ad una “riforma” che ne minerà la sua essenza. A fine dicembre, i medici hanno scioperato per settimane, fornendo cure gratuite. Il finanziamento degli ospedali è stato ridotto del 21% rispetto ai centesimi ricevuti nel 2012; inoltre, all’inizio di quest’anno, i pazienti dovranno sborsare 25 euro per essere ospedalizzati. Questa misura, adottata nel 2012, sarà applicata a partire dal 1° gennaio. Sul ministro della Sanità, Adonis Georgiadis, si è riversata una vera e propria rabbia sopratutto dopo aver dichiarato con tono da freddo statista: “secondo le statistiche, i cittadini saranno ospedalizzati una volta ogni dieci anni. Pagare 25 euro non è la fine del mondo”. La stampa e la radio riportano numerose testimonianze di questo genere: “ sono in pensione, ricevo 500 euro al mese, come posso pagare una tale somma”. Lo stesso Pasok è stato costretto a sollevare qualche critica nei confronti di Georgiadis.
A questo si deve aggiungere l’impossibilità per un numero crescente di malati di seguire un vero e proprio trattamento, dal momento che le cure sono proibitive, impossibili da praticare.
Il finanziamento statale dei fondi previdenziali pubblici è stato ridotto del 22%. Tutto questo avviene in un periodo in cui la disoccupazione, l’evasione fiscale dei datori di lavoro e anni di speculazione sulle riserve dei fondi hanno provocato il crollo del sistema pensionistico, aprendo così la strada a quel sogno neoliberale denominato “sistema Pinochet” nell’ambito della previdenza pubblica.
Un’ondata di licenziamenti rischia di lasciare le università senza personale tecnico-amministrativo essenziale, proprio nel momento in cui le scuole attraversano già un periodo difficile in seguito all’espulsione di migliaia di insegnanti. Nuove tasse sulla proprietà immobiliare, che hanno come obiettivo di mantenere l’avanzo primario, colpiscono la cosiddetta classe media e quella parte della classe lavoratrici che è riuscita ad acquisire una proprietà immobiliare [una piccola casa o un appartamento] nel corso degli ultimi anni. Con una maggioranza di 152 voti su 300, il governo Samaras,3 coalizione tra Nuova Democrazia (Nd) e Pasok, ha fatto passare una legge che rende esecutiva – in un raggio di tempo che non è ancora preciso – l’espulsione dalle proprie case. Così, assai presto potranno essere colpiti i disoccupati o coloro che dispongono di un reddito molto basso. La legge prevede, infatti, che il proprietario non possa vendere il proprio alloggio prima di aver pagato le imposte arretrate, che tra l’altro non fanno che crescere. Qualora l’arretrato non fosse pagato sono previste delle multe. Un deputato di Nd, Vyron Polydoras, è stato espulso dal partito da Samaras per aver rifiutato questa “imposta unificata sulla proprietà”, un’imposta che tocca anche gli agricoltori.
La disoccupazione è a livelli record e tocca il 27,4%, di cui il 52% di giovani dai 15 ai 24 anni (1 su 2). Il settore considerato generalmente più produttivo, ossia la fascia di età tra i 25 e i 34 anni, tocca il 36,8% di disoccupazione. Dei1.365.406 di disoccupati, il 71% lo è di lunga durata (alla ricerca di un lavoro senza successo per più di un anno) mentre il 23,3% sono nuovi disoccupati, ossia persone che non hanno mai avuto un impiego nel corso della loro vita. Dal secondo trimestre del 2010 allo stesso trimestre del 2013, la crescita dei disoccupati è del 130,1%. Le cifre dell’Istituto di studi del Gsse (sindacato del settore privato) sono più elevate. Un esame più dettagliato della statistica ufficiale rivela una realtà più allarmante di quello che è chiamato il “mercato del lavoro”. Infatti, il numero delle lavoratrici e dei lavoratori a tempo parziale, ma che vorrebbero accrescere il loro tempo di lavoro essendovi disponibili (secondo la definizione statistica) per aumentare il loro salario e sopravvivere “leggermente meglio”, è passato da 135.000 (trimestre 2010) a 231.900 (trimestre 2013). Il numero di persone che non cercano più un lavoro (scoraggiate), ma che sarebbero disponibili è passato da 54.900 (secondo trimestre 2010) a 96.700(secondo semestre 2013).
La Grecia ha suo malgrado la più bassa percentuale di lavoratori pubblici tra la popolazione “attiva” rispetto a tutti i paesi dell’Ocse. Si contano 1.371.450 lavoratori nel settore privato, cifra equivalente al numero di disoccupati. Questa situazione aiuta i capitalisti a imporre la “legge della giungla”. Ci troviamo quindi nella situazione in cui il 20% dei lavoratori guadagna fino a 500 euro al mese (senza deduzioni sociali e imposte), mentre il 43% riceve un salario che arriva fino 800 euro al mese (anche in questo caso senza deduzioni sociali e imposte). L’indice dei salari (secondo lo studio dell’Ufficio di statistica pubblicato il 27 dicembre 2013, corretto delle variazioni stagionali) per l’insieme dei settori economici era a 102,5 (terzo trimestre 2010) ed è a 82,1 (terzo trimestre 2013). In numerosi settori, la caduta dei salari supera il 25%; nella funziona pubblica è stimato attorno al 30%. Inoltre, una parte importante della forza lavoro è ufficialmente impiegata a “tempo parziale”, quando in realtà lavora 8 ore ed anche più, nonostante riceva il salario di 4 ore o anche meno. Occorre del resto dire che ricevere al mese questi salari di merda è diventato un “lusso”, dal momento che numerosi lavoratori sono pagati in ritardo, talvolta dopo dei mesi (4 mesi è oramai una “tradizione”) e lavorano sovente gratuitamente per non perdere la magra assicurazione sociale.
Di fronte a questo quadro la pretesa “storia del successo” del governo è dunque un’amara bugia per la maggior parte della popolazione.
Lo è altrettanto anche se si considerano i criteri dominanti che parlano di “uscita dalla crisi economica”: le previsioni di “crescita economica nel 2014” del governo (0,5% di crescita del PIL) sono state declamate tutti gli anni, nel 2011, come nel 2012, 2013 … . E anche quest’anno, Morgan Stanley, Morgan Stanley, Moody’s, l’Ocse, i principali consiglieri economici della cancelliera tedesca Angela Merkel predicono che il 2014 sarà un nuovo anno di recessione per la Grecia. Lo stesso obiettivo di un debito al 124% in rapporto al Pil è improbabile. Secondo l’Ocse, il debito pubblico arriverà al 157% del Pil nel 2020. Nel 2013 esso si aggira ufficialmente attorno al 174% rispetto al Pil.
Samaras sarà la vittima sacrificale di questa politica?
Si proseguirà comunque con la stessa politica.Non perché il governo sia stupido, né perché ha “capitolato” di fronte al governo tedesco di Angela Merkel. Si andrà avanti perché per una piccola parte della popolazione si tratta comunque di una “storia di successo”: i padroni festeggiano (almeno quelli che sopravvivono ai “danni collaterali” della guerra da loro intrapresa). Grazie alla lugubre situazione qui descritta permette i padroni estorcono sempre più plus valore dalla classe lavoratrice. Le imprese quotate in borsa hanno registrato un aumento medio dei loro profitti del 152,6% (!), nel corso dei primi mesi del 2013. Le banche greche che sono state rimesse a galla grazie ai fondi pubblici e che, in seguito, hanno “divorato” una decina di banca grazie al sostegno dello stato (così come dello Hellenic Financial Stability Fund) senza dare nulla in cambio, hanno notevoli profitti. Altri monopoli, come la compagnia aerea Aegean ( che ha assorbito il suo principale concorrente, un tempo in mani pubbliche, Olympic Air), registra altri importanti profitti.
Mentre è in corso l’attacco contro la classe lavoratrice e la classe media, basato su nuove imposte (un rovescio che non finisce mai), vengono realizzate nuove scappatoie fiscali in favore degli armatori, la frazione più ricca della classe dominante greca che è famosa per non aver pagato un centesimo di tasse ( così come la Chiesa che resiste, giocando la carta della carità). Nonostante la ricerca sfrenata di nuove risorse fiscali, il governo ha ammesso che su 6575 compagnie offshore dichiarate in Grecia, solo 34 sono state toccate! Quando si tratta di tassare i ricchi, il governo si è dimostrato incapace e sufficientemente forte per negoziare con successo, “campando così sulle sue posizioni”, a loro favore con la Troika che insiste invano da mesi sul fatto che i ricchi devono pagare qualcosa in più.
Il perseguimento di questa politica provoca, tuttavia, una seria crisi politica. I due principali partiti, quelli che dominano la politica greca da decenni, stanno subendo un crollo storico, frutto del risultato delle loro politiche. Il Pasok, una volta potente, ha già subito un’umiliante sconfitta nel 2012.4 Nei sondaggi esso si posiziona attualmente attorno al sesto/quinto posto. Secondo molti potrebbe scomparire dal parlamento alle prossime elezioni.5
Assistiamo così al declino del partito di destra Nuova democrazia, il “pilastro” della coalizione.6 Samaras ha tentato di coalizzare attorno a sé un “blocco sociale” con lo scopo di acquisire un sostegno su questa base: anti-lavoratori, anti-immigrati e contro la sinistra. Egli ha tentato di arrivarci promuovendo una contro-rivoluzione ideologica attaccando tutti i valori della sinistra e quelli progressisti, utilizzando la “paura del peggio a venire”e politiche autoritarie volte a reprimere ogni forma di resistenza.
Questa strategia gli ha permesso di mantenere nel tempo un certo sostegno (attorno al 25%), ma si è mostrata di uno scacco quando di è trattato di allargare il sostegno, al di là dell’elettorato tradizionalmente conservatore. Inoltre c’è una novità nell’ultima fase: la stessa base elettorale infatti sta ritirando la propria fiducia nei confronti di Nd.
Una delle ragioni è chiara: il perseguimento dell’austerità, lo scacco nel far fronte alla crisi e “stabilizzare l’economia”, la nuova ondata di tasse contro la classe media allontanano anche gli elettori del primo partito. La seconda ragione è il risultato della lotta di classe in Grecia: Samaras non è riuscito a sconfiggere in maniera schiacciante il movimento sociale di resistenza. Egli non è riuscito a imporre all’interno della società greca il “silenzio tombale”, condizione necessaria per il successo della sua strategia. Infine, Samaras è stato toccato dai molti casi di corruzione che toccano anche il Pasok.
Alba dorata all’imboscata
Bisogna aggiungere che Samaras non ha ottenuto successi elettorali (nei sondaggi) in seguito all’attacco contro Alba Dorata, dopo l’assassinio di Pavlos Fyssas. L’aumento di popolarità dei nazisti si è fermato, ma sono riusciti a conservare un sostegno importante, intorno al 7-9% nei sondaggi. Abbiamo sempre insistito sul fatto che lo Stato non aveva nessuna intenzione di schiacciare i nazisti. Le loro reti locali, i loro legami con diversi settori dell’apparato dello Stato e una parte della classe capitalista (ad esempio gli armatori) restano intatti. Abbiamo anche affermato che il governo borghese era incapace di schiacciare i nazisti. Ed è quel che accade con il mantenimento del sostegno ad Alba Dorata. Finché durano la devastazione sociale, la disoccupazione di lunga durata, la rovina delle classi medie e la crisi politica che ne deriva, il fascismo avrà sempre un’udienza sociale desiderosa di ascoltare il suo messaggio avvelenato. Ora che Nuova Democrazia inizia un declino regolare, alienandosi persino frange della classe media conservatrice, potremmo assistere a una ripresa di Alba Dorata (secondo certi sondaggi raggiunge di nuovo il 10%), che si «nutre» della collera e della disperazione di questi strati sociali.
La buona notizia è che l’ondata di manifestazioni antifasciste di massa, che hanno coinvolto molte più persone che quelle solite dell’ambiente antifascista, è riuscita a indebolire la presenza di Alba Dorata nelle strade. Alba Dorata aveva organizzato per il 30 novembre 2013 una mobilitazione nazionale ad Atene per esigere la liberazione del suo dirigente. Dopo un enorme sforzo della sua direzione per cercare di mobilitare tutti i suoi sostenitori in tutta la Grecia per mandare un «messaggio forte», sulla piazza Syntagma (piazza della Costituzione in Atene) c’erano solo 2000 persone che non ottennero l’autorizzazione a sfilare grazie a due contromanifestazioni organizzate lo stesso giorno nelle vie adiacenti.
I nazisti rimangono quindi in crisi – nel senso della loro presenza fisica in piazza, ma conservano una riserva importante di sostenitori ed elettori silenziosi che potrebbero essere nuovamente mobilitati nelle piazze se la situazione si modifica – a meno che la classe dominante non decida di promuoverli nuovamente o che il movimento antifascista e la sinistra falliscano nel loro compito.
L’azione antifascista deve continuare a fare parte dei compiti prioritari delle forze della sinistra radicale, combinate e coordinate con il movimento della classe lavoratrice contro l’austerità, che può significare «sfilare il tappeto da sotto i piedi » dei nazisti
La difficoltà di una mobilitazione sociale e politica centralizzata e la traiettoria di Syriza
Nell’ambito della lotta contro l’austerità, da un certo tempo abbiamo una grave mancanza di scontri di portata tale da occupare «il centro della scena» sociale e politica, analoghi ai grandi scioperi di 48 ore, alle importanti manifestazioni davanti al Parlamento, o ancora al «movimento delle piazze». Nel contempo però, la resistenza non si è mai fermata. Sia lo sciopero degli insegnanti in settembre, sia lo sciopero militante durato molte settimane del personale amministrativo delle università dell’autunno scorso, o nel mese di dicembre l’importante sciopero dei medici che lavorano nell’EOPYY, c’è sempre stata qualche azione significativa di sciopero contro le misure di austerità e il governo.
È lo sfondo delle ultime tendenze elettorali. Dopo mesi di «battaglie ravvicinate» (nei sondaggi) tra Syriza e Nuova Democrazia, il partito della sinistra radicale è regolarmente in testa in tutti i sondaggi, quando viene posta la domanda: «chi, secondo lei, vincerà le prossime elezioni?». L’assenza di ampi movimenti di resistenza porta ad un aumento delle illusioni elettorali in una parte importante della popolazione, che depone le proprie speranze nelle urne, nelle prossime elezioni e nella possibilità di una vittoria di Syriza. Ma nel contempo, la continuazione e la permanenza di molti scioperi settoriali permettono di mantenere tale tendenza «elettoralista» su una via radicale, di sinistra. Ciò significa che il sostegno elettorale a Syriza non si è ancora trasformato in una scelta basata sulla disperazione, ma conserva le sue dinamiche di speranza e di «attesa» di un «mandato popolare» per rovesciare l’austerità.
In questa situazione, la classe dominante si rende conto che la conquista del potere governativo da parte di Syriza è una possibilità reale che deve affrontare, e sceglie quindi di rafforzare la sua vecchia buona tattica del bastone e della carota.
Il «bastone» è manifesto. Un attacco nello stile e nel tono della «guerra fredda» – particolarmente pesanti in Grecia data la sua storia – contro la sinistra, giocando sulle paure delle frange conservatrici della popolazione. Alexis Tsipras è presentato da certi media come un discendente di Stalin. Ma gli attacchi più aspri sono diretti contro l’ala sinistra di Syriza, le « pericolose iene neostaliniste che si nascondono dietro Tsipras», per riprendere una formula di moda. Questo modo di agire ci è famigliare fin dal periodo elettorale del maggio-giugno 2012. Se dimostra qualche cosa, è la paura della classe dominante, la sua paura delle forze sociali e politiche che sostengono la coalizione Syriza. Gli elettori di Syriza, il movimento di resistenza, la base del partito, i suoi quadri più radicali, sono le «iene» che rendono la classe dominante inquieta di fronte a una possibile vittoria elettorale di Syriza.
Quello che è nuovo, e potenzialmente più pericoloso, sta nella «carota», un orientamento in crescita, ora che Syriza si avvicina alla possibilità del potere governativo. Abbiamo assistito a un bombardamento di articoli nella stampa dominante, che «flirtano» con la possibilità di un «governo Syriza realista, moderato » e che cercano persino di dettare tale orientamento tramite «suggerimenti amichevoli» rivolti alla direzione che dovrebbe «affrontare l’opposizione radicale di sinistra nel partito, se vuole governare il paese».
Ora che Syriza è più vicina alla possibilità di rivendicare il potere governativo, – ma in assenza di lotte di massa che occupino il centro della vita del paese – c’è un pressione per far sì che diventi un partito «pigliatutto» per raggiungere tale scopo. Questa pressione si manifesta nella moderazione del discorso di alcuni dei suoi economisti di punta.
Per ora, le pressioni che mirano a «moderare» l’orientamento politico di Syriza derivano principalmente dalla questione europea e più specificamente dalla campagna elettorale del Partito della Sinistra Europea [7], di cui Tsipras è vicepresidente, e Pierre Laurent, del PCF, presidente. Quando Tsipras è stato proposto come testa di lista della campagna elettorale, noi (come membri della Piattaforma di sinistra di Syriza, che riunisce la Corrente di sinistra capeggiata dal deputato Lafazanis e la Red-Network [Rete Rossa] composta da DEA, Appo e Kokkino, piattaforma che ha raccolto circa il 30% dei voti al Congresso di fondazione di Syriza) abbiamo affermato che questo «trasferiva »le politiche della sinistra europea all’interno di Syriza.
Il problema rispetto a questo è che per molte ragioni (una importante sta nel grado elevato delle lotte in Grecia e nelle caratteristiche specifiche della crisi in Grecia) le posizioni di Syriza e dei suoi membri sono nei fatti molto più radicali di quelle dei suoi alleati della sinistra europea. Per di più, nei suoi documenti ufficiali, Syriza si impegna chiaramente a favore di un rovesciamento delle politiche di austerità con tutti i mezzi necessari. Per ora, la coalizione Syriza ha chiaramente ed esplicitamente rotto con le strategie e alleanze di «centrosinistra». Non è purtroppo così per tutti i partiti della sinistra europea (il Partito Comunista Francese, una forza maggiore nel Partito della Sinistra Europea, ne è un chiaro esempio).
Il discorso di Alexis Tsipras al Congresso del Partito della Sinistra Europea, tenuto a Madrid [IV Congresso dal 13 al 15 dicembre 2013] è un’illustrazione del pericolo di adattare la linea politica radicale di Syriza alle politiche più moderate della sinistra europea: questo ha comportato una critica minima e parziale dell’Unione Europea, un approccio keynesiano a questioni come il debito pubblico, il settore bancario o la tassazione del capitale riassunti nell’idea di un «New Deal europeo».
Questo orientamento sulle elezioni europee, e le sue implicazioni per la politica di Syriza sono state messe in discussione dalla Piattaforma di sinistra nell’ultima riunione del Comitato centrale di Syriza. La Piattaforma di sinistra ha votato contro la decisione politica della maggioranza e presentato un proprio documento alternativo.
Nei prossimi mesi, le scelte che si faranno su questioni come: le elezioni locali (alleanze, programma, ecc.); l’atteggiamento verso le lotte (l’organizzazione attiva della resistenza invece di annunciare soltanto il proprio sostegno a scioperi nell’attesa di una sconfitta elettorale di Samaras, senza impegnarsi nella prospettiva di preparazione di uno sciopero generale politico); l’impegno programmatico e pratico contro l’austerità – con ciò che questo implica in termini di orientamento rispetto non solo alla Troika, ma alle classi dominanti in Grecia – nel momento in cui è più vicina la possibilità di Syriza di trovarsi al governo. Infine si pone la questione del funzionamento politico, concreto del partito–coalizione, ad esempio l’attuazione della decisione di organizzare attivamente i Comitati popolari di resistenza. Questa idea resta per l’essenziale sulla carta. Infine, si tratta di invertire la tendenza a sostituire con un «gruppo dirigente» gli organi collettivi del partito. Tutto ciò sarà cruciale per il futuro di Syriza.
Alba dorata all’imboscata
Bisogna aggiungere che Samaras non ha ottenuto successi elettorali (nei sondaggi) in seguito all’attacco contro Alba Dorata, dopo l’assassinio di PavlosFyssas. L’aumento di popolarità dei nazisti si è fermato, ma sono riusciti a conservare un sostegno importante, intorno al 7-9% nei sondaggi. Abbiamo sempre insistito sul fatto che lo Stato non aveva nessuna intenzione di schiacciare i nazisti. Le loro reti locali, i loro legami con diversi settori dell’apparato dello Stato e una parte della classe capitalista (ad esempio gli armatori) restano intatti. Abbiamo anche affermato che il governo borghese era incapace di schiacciare i nazisti. Ed è quel che accade con il mantenimento del sostegno ad Alba Dorata. Finché durano la devastazione sociale, la disoccupazione di lunga durata, la rovina delle classi medie e la crisi politica che ne deriva, il fascismo avrà sempre un’udienza sociale desiderosa di ascoltare il suo messaggio avvelenato. Ora che Nuova Democrazia inizia un declino regolare, alienandosi persino frange della classe media conservatrice, potremmo assistere a una ripresa di Alba Dorata (secondo certi sondaggi raggiunge di nuovo il 10%), che si «nutre» della collera e della disperazione di questi strati sociali.
La buona notizia è che l’ondata di manifestazioni antifasciste di massa, che hanno coinvolto molte più persone che quelle solite dell’ambiente antifascista, è riuscita a indebolire la presenza di Alba Dorata nelle strade. Alba Dorata aveva organizzato per il 30 novembre 2013 una mobilitazione nazionale ad Atene per esigere la liberazione del suo dirigente. Dopo un enorme sforzo della sua direzione per cercare di mobilitare tutti i suoi sostenitori in tutta la Grecia per mandare un «messaggio forte», sulla piazza Syntagma (piazza della Costituzione in Atene) c’erano solo 2000 persone che non ottennero l’autorizzazione a sfilare grazie a due contromanifestazioni organizzate lo stesso giorno nelle vie adiacenti.
I nazisti rimangono quindi in crisi – nel senso della loro presenza fisica in piazza, ma conservano una riserva importante di sostenitori ed elettori silenziosi che potrebbero essere nuovamente mobilitati nelle piazze se la situazione si modifica – a meno che la classe dominante non decida di promuoverli nuovamente o che il movimento antifascista e la sinistra falliscano nel loro compito.
L’azione antifascista deve continuare a fare parte dei compiti prioritari delle forze della sinistra radicale, combinate e coordinate con il movimento della classe lavoratrice contro l’austerità, che può significare «sfilare il tappeto da sotto i piedi » dei nazisti
La difficoltà di una mobilitazione sociale e politica centralizzata e la traiettoria di Syriza
Nell’ambito della lotta contro l’austerità, da un certo tempo abbiamo una grave mancanza di scontri di portata tale da occupare «il centro della scena» sociale e politica, analoghi ai grandi scioperi di 48 ore, alle importanti manifestazioni davanti al Parlamento, o ancora al «movimento delle piazze». Nel contempo però, la resistenza non si è mai fermata. Sia lo sciopero degli insegnanti in settembre, sia lo sciopero militante durato molte settimane del personale amministrativo delle università dell’autunno scorso, o nel mese di dicembre l’importante sciopero dei medici che lavorano nell’EOPYY [Organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale], c’è sempre stata qualche azione significativa di sciopero contro le misure di austerità e il governo.
È lo sfondo delle ultime tendenze elettorali. Dopo mesi di «battaglie ravvicinate» (nei sondaggi) tra Syriza e Nuova Democrazia, il partito della sinistra radicale è regolarmente in testa in tutti i sondaggi, quando viene posta la domanda: «chi, secondo lei, vincerà le prossime elezioni?». L’assenza di ampi movimenti di resistenza porta ad un aumento delle illusioni elettorali in una parte importante della popolazione, che depone le proprie speranze nelle urne, nelle prossime elezioni e nella possibilità di una vittoria di Syriza. Ma nel contempo, la continuazione e la permanenza di molti scioperi settoriali permettono di mantenere tale tendenza «elettoralista» su una via radicale, di sinistra. Ciò significa che il sostegno elettorale a Syriza non si è ancora trasformato in una scelta basata sulla disperazione, ma conserva le sue dinamiche di speranza e di «attesa» di un «mandato popolare» per rovesciare l’austerità.
In questa situazione, la classe dominante si rende conto che la conquista del potere governativo da parte di Syriza è una possibilità reale che deve affrontare, e sceglie quindi di rafforzare la sua vecchia buona tattica del bastone e della carota.
Il «bastone» è manifesto. Un attacco nello stile e nel tono della «guerra fredda» – particolarmente pesanti in Grecia data la sua storia – contro la sinistra, giocando sulle paure delle frange conservatrici della popolazione. Alexis Tsipras è presentato da certi media come un discendente di Stalin. Ma gli attacchi più aspri sono diretti contro l’ala sinistra di Syriza, le « pericolose iene neostaliniste che si nascondono dietro Tsipras», per riprendere una formula di moda. Questo modo di agire ci è famigliare fin dal periodo elettorale del maggio-giugno 2012. Se dimostra qualche cosa, è la paura della classe dominante, la sua paura delle forze sociali e politiche che sostengono la coalizione Syriza. Gli elettori di Syriza, il movimento di resistenza, la base del partito, i suoi quadri più radicali, sono le «iene» che rendono la classe dominante inquieta di fronte a una possibile vittoria elettorale di Syriza.
Quello che è nuovo, e potenzialmente più pericoloso, sta nella «carota», un orientamento in crescita, ora che Syriza si avvicina alla possibilità del potere governativo. Abbiamo assistito a un bombardamento di articoli nella stampa dominante, che «flirtano» con la possibilità di un «governo Syriza realista, moderato » e che cercano persino di dettare tale orientamento tramite «suggerimenti amichevoli» rivolti alla direzione che dovrebbe «affrontare l’opposizione radicale di sinistra nel partito, se vuole governare il paese».
Ora che Syriza è più vicina alla possibilità di rivendicare il potere governativo, – ma in assenza di lotte di massa che occupino il centro della vita del paese – c’è un pressione per far sì che diventi un partito «pigliatutto» per raggiungere tale scopo. Questa pressione si manifesta nella moderazione del discorso di alcuni dei suoi economisti di punta.
Per ora, le pressioni che mirano a «moderare» l’orientamento politico di Syriza derivano principalmente dalla questione europea e più specificamente dalla campagna elettorale del Partito della Sinistra Europea,7 di cui Tsipras è vicepresidente, e Pierre Laurent, del PCF, presidente. Quando Tsipras è stato proposto come testa di lista della campagna elettorale, noi (come membri della Piattaforma di sinistra di Syriza, che riunisce la Corrente di sinistra capeggiata dal deputato Lafazanis e la Red-Network [Rete Rossa] composta da DEA, Appo e Kokkino, piattaforma che ha raccolto circa il 30% dei voti al Congresso di fondazione di Syriza) abbiamo affermato che questo «trasferiva »le politiche della sinistra europea all’interno di Syriza.
Il problema rispetto a questo è che per molte ragioni (una importante sta nel grado elevato delle lotte in Grecia e nelle caratteristiche specifiche della crisi in Grecia) le posizioni di Syriza e dei suoi membri sono nei fatti molto più radicali di quelle dei suoi alleati della sinistra europea. Per di più, nei suoi documenti ufficiali, Syriza si impegna chiaramente a favore di un rovesciamento delle politiche di austerità con tutti i mezzi necessari. Per ora, la coalizione Syriza ha chiaramente ed esplicitamente rotto con le strategie e alleanze di «centrosinistra». Non è purtroppo così per tutti i partiti della sinistra europea (il Partito Comunista Francese, una forza maggiore nel Partito della Sinistra Europea, ne è un chiaro esempio).
Il discorso di Alexis Tsipras al Congresso del Partito della Sinistra Europea, tenuto a Madrid [IV Congresso dal 13 al 15 dicembre 2013] è un’illustrazione del pericolo di adattare la linea politica radicale di Syriza alle politiche più moderate della sinistra europea: questo ha comportato una critica minima e parziale dell’Unione Europea, un approccio keynesiano a questioni come il debito pubblico, il settore bancario o la tassazione del capitale riassunti nell’idea di un «New Deal europeo».
Questo orientamento sulle elezioni europee, e le sue implicazioni per la politica di Syriza sono state messe in discussione dalla Piattaforma di sinistra nell’ultima riunione del Comitato centrale di Syriza. La Piattaforma di sinistra ha votato contro la decisione politica della maggioranza e presentato un proprio documento alternativo.
Nei prossimi mesi, le scelte che si faranno su questioni come: le elezioni locali (alleanze, programma, ecc.); l’atteggiamento verso le lotte (l’organizzazione attiva della resistenza invece di annunciare soltanto il proprio sostegno a scioperi nell’attesa di una sconfitta elettorale di Samaras, senza impegnarsi nella prospettiva di preparazione di uno sciopero generale politico); l’impegno programmatico e pratico contro l’austerità – con ciò che questo implica in termini di orientamento rispetto non solo alla Troika, ma alle classi dominanti in Grecia – nel momento in cui è più vicina la possibilità di Syriza di trovarsi al governo. Infine si pone la questione del funzionamento politico, concreto del partito–coalizione, ad esempio l’attuazione della decisione di organizzare attivamente i Comitati popolari di resistenza. Questa idea resta per l’essenziale sulla carta. Infine, si tratta di invertire la tendenza a sostituire con un «gruppo dirigente» gli organi collettivi del partito. Tutto ciò sarà cruciale per il futuro di Syriza.
Una sinistra detta «di sinistra» dal settarismo incantatorio
Questa lotta politica riposa purtroppo sulle spalle della Piattaforma di sinistra – e della sinistra di Syriza in generale – mentre le altre forme di sinistra non abbandonano il loro orientamento settario.
Il Kke prosegue i suoi attacchi costanti contro Syriza. Nascondendosi dietro all’argomento «sappiamo già che cos’è la destra», passa spesso più tempo ad attaccare Syriza anziché il governo! Dietro all’«anticapitalismo puro» del KKE, il quale continua a ripetere che soltanto il socialismo potrà risolvere i problemi della classe lavoratrice, troviamo un atteggiamento profondamente passivo e conservatore. L’idea principale è che «fino a quando le condizioni non saranno mature» non si potrà fare niente. Sfortunatamente, questa politica passiva, questo giudizio «conservatore» sembrano oramai occupare sempre più posto nell’attività del KKE. Così, in numerose situazioni – lo sciopero delle/degli insegnanti o lo sciopero del personale amministrativo dell’Università – le sue forze sindacali hanno avuto un ruolo negativo, ponendo fine allo sciopero. In tal senso, il KKE non applica una strategia «rivoluzionaria», ma la strategia stalinista del «terzo periodo» [periodo dell'Internazionale comunista stalinizzata, che va dal 1928 al 1934, durante il quale, fra l'altro, la socialdemocrazia in Germania fu bollata dal PC come «socialfascista» e presentata come il nemico principale da battere, che implicava nessuna unità nella lotta contro l'ascesa del nazismo, anzi], ciò che ha condotto alla passività e alle disfatte storiche ben note.
Anche Antarsya rifiuta di allearsi con Syriza a un livello politico centrale. La critica rivolta da numerosi compagni di Antarsya è sempre stata molto più fraterna di quella proveniente dal KKE. Inoltre gli attivisti di Antarsya sonosempre stati più desiderosi d’impegnarsi nell’unità d’azione, a livello di base, locale o sindacale. La cosa triste è che sembra che ci sia oramai una tendenza a ritirarsi pure da tali azioni unitarie nei quartieri e nei sindacati. Alcuni compagni di Antarsya sembrano giungere alla conclusione che la capitolazione di Syriza alla classe dominante è solo una questione di tempo. Perciò, anziché lottare per evitare un tale scenario – possibile come abbiamo segnalato – non fanno altro che aspettare in disparte, avvisando che «Syriza tradirà la classe lavoratrice». Una denuncia propagandistica (autorassicurante di fronte alla loro debolezza nella configurazione politica effettiva) che si oppone all’unità di azione che permetterebbe allo stesso tempo di modificare concretamente (anche solo parzialmente) l’esito di alcune lotte, e di cambiare i rapporti di forza all’interno della sinistra radicale e quindi di Syriza, attualmente la sua principale espressione politica.
Il 2014 sarà un anno cruciale, pieno di potenzialità per la sinistra greca. Ma sarà anche un anno colmo di responsabilità. Molto deve essere fatto. La tendenza alla moderazione e al «realismo» può essere politicamente vinta in seno a Syriza. La tendenza alla passività settaria deve essere battuta politicamente nell’«altra sinistra».
L’unità nell’azione e nel radicalismo può fornire alla classe lavoratrice e alla sinistra in Grecia una vittoria politica importante che getterà le basi di una nuova ondata di scontri. La Grecia rimane l’«anello debole» della «catena» europea e se si «rompe», provocherà un’onda d’urto attraverso l’intera Europa. Ma il dovere di contrastare l’Unione europea e di condurre una lotta vittoriosa contro l’offensiva capitalista non può essere compiuto interamente in un paese solo. Questa lotta può iniziare in Grecia, che attualmente si trova sulla linea del fronte, ma sarà necessaria una mobilitazione internazionale della classe lavoratrice e della sinistra se vogliamo aprire la via per una vittoria della classe lavoratrice e una trasformazione radicale della società verso il socialismo.
(3 gennaio 2014, traduzione di A l’Encontre dal greco. Panos Petrou è membro di DEA, sinistra operaia internazionalista, una delle forze decisive che animano, con la Corrente di sinistra, la Piattaforma di sinistra di Syriza)
1Si moltiplicano gli esempi sulla stampa o su Internet. Ad esempio, un giornalista ha dovuto pagare 76 euro per 25 ore di riscaldamento con il gas naturale. A questa tariffa, se si fosse riscaldato per 8 ore al giorno per 30 giorni, la fattura sarebbe stata di 720 euro; 320 euro per riscaldarsi dalle 18 alle 22 per 30 giorni. La reazione è stata: «Preferisco scaldarmi con la legna». (Red. A l’Encontre).
2Il ministro greco delle finanze Yannis Sturnaras, in un’intervista al quotidiano francese Libération (5/12/2013), affermava con orgoglio: “prevediamo effettivamente una leggera eccedenza nel bilancio primario, ossia escluso il carico del debito, di 340 milioni di euro dalla fine dell’anno. E dovrebbe passare a 2,8 miliardi nel 2014. Siamo vicini all’uscita del tunnel (Red. A l’Encontre).
3Sovente si ignora che Antonis Samaras ruppe a suo tempo da destra con Nuova Democrazia, creando un partito di estrema destra, Primavera politica (Polan), che collabora con il Fronte nazionale di Le Pen. Il Polan ha ottenuto l’8% dei voti alle elezioni europee del 1994. A seguito di una serie di sconfitte elettorali, Samaras ha disciolto il partito ed è ritornato in Nuova Democrazia. È stato eletto nuovamente deputato nel 2004.
4Alle elezioni legislative del 1993 ha ottenuto il 46,88% dei voti; nel 1996 aveva il 41,49%; nel 2000 il 43,80%; nel 2004 il 40,55%; nel 2007 il 38,10%; nel 2009 il 43,94%; nel maggio del 2012 il 13,18%; il 17 giugno il 12,28%.
5Gli ultimi sondaggi (per chi votereste se si votasse domenica?) hanno dato i seguenti risultati: 20,0% Nd (alcuni sondaggi la danno al 21%); il Pasok oscilla tra il 4,7% e il 4,5% (lo sbarramento è al 5%); Syriza è data al 21,9% (o 21,2%). Il 39,6% delle persone interrogate pensano che Syriza vincerà le prossime elezioni. I neonazisti di Alba Dorata oscillano tra il 7,2% e l’8,9%. Al contrario il Kke ( il Partito comunista staliniano che fa di Syriza il suo principale nemico) viaggia attorno al 5% e 3,8%. Sinistra Democratica di Fotis Kouvelis, che non è più al governo, si situa attorno al 3,1%.
6L’evoluzione elettorale di Nd è la seguente: 1993 (39,30%); 1996 (38.12%); 2000 (42,73%); 2004 (45,36%); 2007 (41,84%); 2009 (33,49%); maggio 2012 (18,85%); giugno 2012 (29,66%). il partito è arrivato prima alle ultime elezioni ricevendo così 50 seggi in più.
7 Il Partito della sinistra europea, fondato nel 2004, è presieduto dal 2010 da Pierre Laurent, membro del PCF. I suoi predecessori sono stati Fausto Bertinotti (2005-2007) di Rifondazione Comunista, Lothar Bisky, ex membro del partito unico delle Germania orientale (SED) e membro di Die Linke [La Sinistra] tra il 2007 e il 2010. Le sue componenti più importanti sono: Die Linke in Germania; il Parti de Gauche (il cui capo è Jean-Luc Mélanchon – che ha sospeso la sua partecipazione nel dicembre 2013 a causa della rielezione di Pierre Laurent – in disaccordo a proposito della presentazione su liste comuni, nel primo turno delle elezioni comunali, tra il PS e il PCF a Parigi) e il PCF in Francia che forma l’essenziale del Front de Gauche; il Blocco di Sinistra in Portogallo che è in declino elettorale; Izquierda Unida nello Stato spagnolo e, infine, Syriza (rappresentata dalla sua «maggioranza presidenziale», cioè Tsipras). In Svizzera, il Parti du Travail (POP secondo le regioni) – la posizione dei suoi alleati locali non è chiara – ne fa parte. (Red. A l’Encontre)

Nessun commento:

Posta un commento