giovedì 12 giugno 2014

LA GRANDE CORRUZIONE DELLE “GRANDI OPERE”

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di Antonio Moscato (da Movimento Operaio)
Ogni volta che un settore della magistratura e della Guardia di Finanza formalizza un’inchiesta su alcune delle gigantesche ruberie che hanno accompagnato da sempre le Grandi Opere, e che erano state denunciate infinite volte da minoranze coraggiose inascoltate (e spesso demonizzate), parte un coro garantista, con un uso inflazionato dell’aggettivo “presunto”, che insinua preventivamente che la denuncia sia frutto di un abbaglio, se non di un pregiudizio ostile. Vale per tutti i reati commessi da potenti, sul piano politico o economico. Solo per i “terroristi” della Val di Susa non si parla mai di “presunti”.
Ma soprattutto parte un coro che ripete: “bisogna punire i corrotti, ma non si deve rinunciare alle Grandi Opere, che servono alla crescita dell’Italia”. Una proposta mistificante, che ignora le molte ragioni che rendono indissolubili i legami delle Grandi Opere (quasi sempre inutili, sempre costose e spesso dannose) con la corruzione. La prima è che il MOSE, o l’Expo15, o il TAV della Val di Susa o il Ponte sullo Stretto non rispondevano minimamente a bisogni reali della popolazione, e non avevano sostenitori spontanei sui rispettivi territori: ecco la prima ragione di un’azione corruttrice che cerca di crearli offrendo molti microappalti collaterali, del tutto inutili, a imprese non sempre al di sopra di ogni sospetto. Ne beneficiano gli impresari, ma le briciole arrivano anche più in basso, ai lavoratori. Così si crea consenso… Gli affari più grossi sono comunque sempre già assegnati in partenza, in modo bipartisan, ai soliti noti: da un lato Impregilo, dall’altro la Cooperativa Cementieri e Muratori di Ravenna legata al PD. E dato che le grandi somme che circolano per queste funzioni sono ovviamente nascoste fuori dei bilanci formali, è evidente che a ogni livello della catena decisionale c’è chi pensa di ricavarne un profitto personale.

RISOLUZIONE FINALE DEL COORDINAMENTO NAZIONALE DI SINISTRA ANTICAPITALISTA DEL 31 MAGGIO -1° GIUGNO 2014


Pubblichiamo la risoluzione finale del coordinamento nazionale di Sinistra Anticapitalista che si è svolto a Roma il 31 maggio e il 1° giugno. 
Le recenti elezioni per il Parlamento Europeo hanno evidenziato un largo e diffuso rifiuto della politica di austerità dei governi nazionali e delle istituzioni dell’Unione Europea.
Questo è accaduto indifferentemente sanzionando sia i governi di centrodestra sia quelli di centrosinistra sia quelli caratterizzati da coalizioni trasversali.
In particolare, gran parte dei partiti socialiberisti aderenti al PSE conoscono arretramenti elettorali importanti, sia in percentuale sia in termini di voti assoluti.
Però, purtroppo, la sconfitta della socialdemocrazia non premia, se non parzialmente e solo in pochi casi (Grecia, Spagna e Portogallo), le liste di sinistra ma, al contrario, contribuisce ai significativi successi delle liste di opposizione di destra e di estrema destra, liste nettamente caratterizzate da una ispirazione nazionalista, razzista, identitaria, a volte esplicitamente antisemita e neonazista.
In Italia, in controtendenza con il resto del continente, il voto premia il governo Renzi, nonostante anch’esso pratichi una politica improntata all’austerità e ai diktat della UE. Questo avviene perché, anche a causa delle sue iniziative populistiche e demagogiche e a soli due mesi dal suo insediamento, permangono ancora le illusioni sul fatto che questo governo riesca a agire veramente per una modifica dell’impostazione delle politiche nazionali e continentali.
Questi risultati confermano gli assi della nostra campagna basata sulla necessità di costruire la più ampia convergenza tra i movimenti contro l’austerità che si sviluppano in vari paesi del continente, senza alcun cedimento alle tentazioni di ripiegamento nazionalista.
Il risultato della Lista Tsipras è modesto e non riesce a polarizzare significativamente l’opposizione alle politiche di austerità. Però, a differenza di tutte le esperienze precedenti dopo la crisi del governo Prodi (Sinistra arcobaleno, Lista Ingroia), è riuscita più efficacemente a esprimere una linea di sinistra e a mobilitare una discreta quantità di compagne e di compagne. Questa capacità è stata premiata dal superamento dello sbarramento antidemocratico del 4%, e dunque dalla elezione di tre deputati per il parlamento di Strasburgo.

STATO SPAGNOLO:GIOCO DI TRONI. ABDICAZIONE E PROCESSI COSTITUENTI.

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Pubblichiamo l’articolo di Josep Maria Antentas, professore di sociologia presso l’Università Autonoma di Barcellona ( UAB ) dapublico.es sull’abdicazione del re Juan Carlos. Non siamo di fronte come spesso è stato scritto ad un semplice passaggio di testimone al terzogenito ma ad una vera e propria crisi di regime politico e istituzionale, ma anche economica. Nel corso della cosiddetta Transizione democratica Juan Carlos si è fatto garante nei vari passaggi degli interessi delle classi dominanti. Dall’annuncio dell’abdicazione migliaia di manifestanti sono scesi in piazza chiedendo la fine della monarchia e del bipartismo e rivendicando un processo costituente che avvii alla nascita di una repubblica che punti alla giustizia sociale. Tra i protagonisti di questi percorsi si trova anche PODEMOS, la grande rivelazione degli ultimi risultati elettorali. ndr.

di Josep Maria Antentas

E’ davvero grave. La crisi politica, innescatasi nel corso di tre anni di rivolta sociale contro le politiche di austerità e dopo lo scoppio del movimento indipendentista catalano, si è trasformata in una vera e propria crisi di regime. Corona, potere giudiziario e bipartitismo, tutti raggiungono livelli di disaffezione senza precedenti. Le recenti elezioni del 25 maggio sono state la prima trasfigurazione elettorale di questa dinamica di crisi politica generalizzata. Esse evidenziano l’inizio della fine del bipartitismo e segnano l’irruzione di quello che sta rapidamente diventando un incubo per il sistema partitico dominante : PODEMOS.
La nave della Transizione è già un vero “Hispanic”. Prende acqua ovunque e naviga in acque piene di insidie ​​e iceberg . Sembra che non comandi il capitano e che il suo equipaggio non abbia le sufficienti competenze per superare tutti gli ostacoli che le si frappongono. Cercheranno, tuttavia, una manovra disperata per correggere la rotta e non bisogna sottovalutarli. Hanno ancora degli spazi di manovra . In mancanza di legittimità, dispongono tuttavia del di tutte le leve del potere economico, istituzionale e dei media . L’insieme dei passeggeri sarà capace di organizzare una ribellione a bordo e prendere il timone della nave per rifondarla completamente? Questa è la domanda .

FRANCIA NPA: L’URGENZA DI UNA RISPOSTA SOCIALE E POLITICA

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Continuamo l’informazione sulle posizioni delle forze di sinistra di fronte al voto nelle elezioni europee. Crediamo utile riprendere articoli o dichiarazioni di alcune organizzazioni anticapitaliste (Francia, Spagna e Grecia) con cui intratteniamo relazioni e attività comuni. L’articolo che segue è della portavoce del NPA francese Christine Poupin, che esamina la portata della vittoria del Fronte nazionale e le risposte da costruire da parte delle forze sindacali e politiche della sinistra francese. In precedenza è stata pubblicata la dichiarazione della Izquierda anticapitalista dello stato Spagnolo, una della organizzazioni impegnata nell’esperienza di Podemos, la lista che ha ottenuto uno straordinario ed inaspettato risultato nelle elezioni europee. Infine pubblicheremo la dichiarazione di DEA (Sinistra operaia Internazionale) una delle organizzazioni che costituiscono Syriza in Grecia.ndr

L’urgenza di una risposta sociale e politica

Con il 25,6% dei voti su scala nazionale, il 31,2 e il 29% nelle vecchie regioni industriali rispettivamente del Nord-Ovest e dell’Est, l’estrema destra ottiene il suo risultato migliore.

L’estrema destra arriva largamente in testa e conferma un suo radicamento nazionale. La massiccia astensione non può rassicurare. Non c’è nulla che possa dirci che quelli che non sono andati a votare avrebbero fatto una scelta sensibilmente diversa.

Né ridere, né piangere, capire

Il Fronte nazionale (FN) approfitta delle divisioni della destra classica, dell’affarismo e della corruzione che si manifestano platealmente, della crisi dell’UMP (Unione per un movimento popolare il principale partito del centrodestra, ndr) che le ha impedito di approfittare del rigetto del PS. Il partito socialista ha ampiamente meritato di essere sceso al di sotto del 14%. La sua sconfitta non è un caso: paga la politica filopadronale condotta da due anni a questa parte. E’ tutto il sistema istituzionale basato sull’alternanza tra UMP e il PS che è sconvolto.

GRECIA, SYRIZA: UNA VITTORIA ELETTORALE CHE PORTA A COMPITI PIÙ DIFFICILI

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Pubblichiamo la dichiarazione di Dea (Sinistra Operaia Internazionalista), che fa parte della piattaforma di sinistra di Syriza (coalizione della sinistra radicale), forza politica che è risultata vincente in Grecia alle elezioni europee, ma anche nella regione dell’Attica e la prima tra le forze della Sinistra Europea nel vecchio continente. La piattaforma di sinistra è composta dalla Corrente di sinistra, il cui più noto esponente è il portavoce Panagiotis Lafazanis, del Network Red che riunisce Dea, Kokkino e Apo. (ndr)
Dichiarazione DEA (Sinistra Operaia Internazionalista )
ELEZIONI IN GRECIA
traduzione dal francese da A l’encontre
I risultati delle elezioni europee con il 26,6 % e 1,5 milioni di voti per Syriza (Coalizione della sinistra radicale) mettono in luce la chiara vittoria della sinistra radicale in Grecia.
La coalizione di governo di Nuova Democrazia ( Nd ) e PASOK (Movimento socialista panellenico) forma oramai un esecutivo di minoranza. Per la prima volta ciò è confermato dalle urne e non soltanto dai sondaggi.
Questo governo non dispone più di una legittimità democratica parlamentare [1] per applicare le misure di austerità estreme integrate nel “programma a medio termine”. Vale dire nel nuovo accordo voluto dalla classe dominante greca e dai “creditori” internazionali.
Il successo di Syriza è più evidente tenendo conto del difficile test elettorale che comprendeva ben tre elezioni: elezioni comunali, provinciali ed europee. Per quanto riguarda le elezioni comunali, le difficoltà da superare sono molto più grandi nella misura in cui i “politici locali”, disponendo di una rete clientelare , sono più forti. L’enorme ondata di shock politico (che si è sviluppata sotto gli effetti della cosiddetta crisi finanziaria e dele lotte di massa del 2010-2012) toccare questi luoghi in ritardo. Ciò è confermato dall’irruzione di candidati “indipendenti”.

martedì 6 maggio 2014

UNA LISTA ALTERNATIVA DI SINISTRA NELLE ELEZIONI REGIONALI IN PIEMONTE

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Una lista alternativa di sinistra nelle elezioni regionali in Piemonte
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In Piemonte, come in Abruzzo, il 25 maggio le cittadine e i cittadini sono chiamate/i al voto non solo per le elezioni europee, ma anche per quelle regionali: una scadenza politica doppiamente importante.
Per quanto riguarda il Piemonte si tratta di elezioni anticipate frutto della decisione del Tar, confermata dal Consiglio di Stato, di annullare le elezioni regionali 4 anni fa e conseguentemente proclamare la decadenza della giunta regionale e del consiglio.

Fin da subito la nostra organizzazione, di fronte al fallimento della destra (che sta subendo un processo di forte divisione con diversi candidati contrapposti) e alla fortissima candidatura di Chiamparino del centro sinistra (uno degli esponenti politici da sempre più esposto nel sostegno alle politiche liberiste dei governi nazionali e della loro trasposizione sul piano locale in termini di privatizzazioni ed esternalizzazione dei servizi, per non parlare del suo ruolo attivo nel difendere la scelta del TAV) aveva difeso l’assoluta necessità di costruire uno schieramento unitario alternativo a sinistra su posizioni anticapitaliste.

Abbiamo quindi proposto alle organizzazioni politiche della sinistra e alle forze sociali interessate di unire le forze e di affrontare la prossima scadenza elettorale con la costruzione di una lista alternativa intorno a tre elementi politici e di metodo:un programma politico netto di rigetto delle politiche di austerità; un accordo convinto ed unitario di reciproco riconoscimento; un percorso democratico dal basso che sapesse coinvolgere vasti settori sociali e molti protagonisti dei movimenti sociali.
Pur tra molte difficoltà questo percorso ha incontrato un’ adesione abbastanza larga che ha portato alla formazione della LISTA “L’ALTRO PIEMONTE A SINISTRA. Nel simbolo compare inoltre anche la dicitura “lavoro, diritti, no tav, beni comuni” che sintetizza l’essenza del programma. Questa lista è il risultato dell’incontro tra aree ed esponenti del mondo del lavoro, dell’associazionismo, comitati di base (no tav, acqua pubblica, no inceneritore, no tangest, NO F35, ecc.) e forze organizzate (Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista, Azione civile, Socialisti di sinistra, sinistra diffusa, ecc).
Come è stato scritto nel testo di presentazione: “Se a livello europeo si deve essere contro le politiche di austerità, di attacco ai diritti sociali e del lavoro, contro le privatizzazioni tanto più questo deve essere a livello piemontese dove Chiamparino si candida ad essere l’alter ego delle stesse politiche liberiste portate avanti da Cota”, ilpresidente leghista decaduto del centro destra.
Il candidato alla Presidenza della lista “L’ALTRO PIEMONTE E SINISTRA” è ungiovane 36enne, MAURO FILINGERI, lavoratore in mobilità, militante sindacale ed animatore dei comitati di lotta dei pendolari.
Nella presentazione alla stampa si è sottolineato che: “All’uomo delle banche e dei poteri forti che ci ha regalato una Torino indebitata, la sinistra antepone, con un rovesciamento di senso e di significato, una candidatura che viene dal basso, dal mondo del lavoro, della precarietà”.
In Piemonte si vota con la legge elettorale nazionale per le regionali in quanto il precedente Consiglio non aveva prodotto una specifica legge elettorale regionale. Si vota quindi con un listino regionale di 10 candidati (il premio di maggioranza) che sono eletti automaticamente se il candidato presidente a cui è collegato vince le elezioni e con delle liste provinciali (40 candidati) ad elezione proporzionale e con possibilità per gli elettori di indicare una preferenza.
Mauro Filingeri alla presentazione dei candidati ha spiegato come questa sia una “lista costruita dal basso con persone e candidati rappresentativi del mondo del lavoro, del precariato giovanile, dell’associazionismo, delle lotte ambientaliste per la tutela della salute nei luoghi di lavoro, del precariato giovanile, delle lotte ambientaliste per la tutela della salute nei luoghi di lavoro”.
Tra i candidati figurano Sergio Bonetto avvocato di parte civile in cause importanti relative agli operai TyssenKrupp o al disastro ambientale Eternit, delegati sindacali di importanti aziende nel settore metalmeccanico, bancario, della scuola, della grande distribuzione, cooperatori, attivisti No tav, No Tangest, No F35, impegnati in associazioni come W la costituzione, Anpi o Libera.
Sinistra anticapitalista è presente nel listino con la compagna Antonella Visintin, lavoratrice del settore editoriale, da sempre militante nelle associazioni ecologiste, protagonista di numerose iniziative nell’ambito dell’ambientalismo cittadino, autore e curatrice di libri in materia soprattutto sul tema dei rifiuti e delle trasformazioni urbane. Nelle liste provinciali sono candidati il compagno Matteo Saudino a Torino e la compagna Chiara Carratù a Cuneo. Saudino è professore di Storia e filosofia al Liceo Newton di Chivasso. Ha 40 anni, è allenatore di pallavolo; è antimilitarista e da sempre è impegnato nelle lotte contro la precarizzazione del lavoro e a difesa della scuola pubblica italiana.
Chiara Carratù è anch’essa un’ insegnante precaria di storia e filosofia che da due anni lavora sul sostegno. A Napoli, da studentessa universitaria ha fatto parte di collettivi universitari che si battevano contro la chiusura delle residenze e delle mense universitarie mentre quando si è trasferita a Cuneo per lavoro è stata una delle animatrici della battaglia referendaria contro la privatizzazione dell’acqua entrando a far parte del Comitato Cuneese Acqua Bene di cui è stata anche portavoce. Oggi vive a Torino ma lavora a Saluzzo.
Di seguito riportiamo l’introduzione al programma che illustra chiaramente gli intenti politici della lista:
Le proposte contenute nel nostro programma per le prossime elezioni regionali del 25 maggio sono alternative sia a quelle e che del centrosinistra. La nostra non è una posizione ideologica basata sul preconcetto; pensiamo che per affrontare le criticità della nostra Regione ci sia bisogno di essere portatori di una visione, di una pratica politica e di una metodologia completamente diverse e alternative a quelle praticate in questi anni dai diversi governi che pur essendo di diverso colore erano sostanzialmente accomunati dalla stessa accettazione delle politiche neoliberiste e delle sue logiche economiche.
La crisi economica sta colpendo duramente e aggredisce con particolare forza il mondo del lavoro. In Piemonte, ad esempio, la situazione occupazionale è drammatica: 222.000 sono le persone in cerca di occupazione, prevalentemente giovani. Nell’ultimo biennio si sono persi 60.000 posti di lavoro, quasi tutti nell’industria. Sono 47.000 gli iscritti nelle liste di mobilità, di cui oltre il 60% senza indennizzo. Entro giugno, scade la Cigs per 16.000 lavoratori, in gran parte legati al settore auto. Attualmente sono 37.000 i lavoratori coperti dalla Cig in deroga, ma mancano i soldi per completare il 2014. Le crisi finanziarie e le delocalizzazioni (si pensi alla FIAT) stanno mietendo, anche in Piemonte, migliaia di posti di lavoro e quello che rimane è fortemente precarizzato.La situazione della filieradell’Automotive, oltre all’andamento negativodelmercatodell’auto, sconta l’assenza di investimenti. Questo condizionasvariatisettoriadessoconnessi, a partire dalla gomma – plastica, dall’elettronica e dal tessilespecializzato.
In una fase di grave crisi, la Fiat annuncia che Torino diventerà il Polo del Lusso anche se un piano di investimenti ancora non c’è. L’unico modello di cui si parla è il Suv Maserati, però i tempi non sono definiti, i volumi di produzione previsti non garantiscono il reimpiego di tutti i lavoratori Fiat in Cig e la componentistica non impegna le aziende piemontesi.
Da Fiat non si hanno risposte né sul piano occupazionale, né sulla capacità di innovare in direzione della sostenibilità ambientale dei suoi prodotti. Il primo prodotto ibrido sarà avviato oltre oceano.
Il dominio della finanza sul lavoro e sulle produzioni reali e lo sfruttamento dissennato delle risorse ci hanno portato a prendere atto che occorre cambiare radicalmente la direzione delle politiche pubbliche, dal livello comunale, regionale fino ad arrivare a quello nazionale e sovranazionale.
A questo proposito si pensi ai TTIP (Treaty on Trade and Investment Partnership) che sono dei negoziati segreti in corso tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti per il Trattato di partenariato sul libero commercio e gli investimenti che mira a demolire lo Spazio Sociale Europeo e ogni tutela sul lavoro, la salute, l’ambiente che sia in contrasto con gli interessi delle multinazionali.
La richiesta di cambiamenti radicali viene da diverse popolazioni e da diverse parti del mondo; è possibile contribuire a questa richiesta di cambiamento anche a livello regionale, provando a porre un freno all’aumento dell’arricchimento e favorire la redistribuzione del reddito. I processi di super arricchimento di pochi individui si verificano sempre più laddove abbondano le risorse energetiche, provocando sprechi e consumo del territorio. A questa logica di sfruttamento bisogna opporre politiche che contrastino nettamente gli sprechi, soprattutto quelli legati al consumo di energia. Trasporti, agricoltura, cura del territorio, formazione, richiedono perciò gestioni che si contrappongano complessivamente alla logica sfrenata del consumismo. A livello regionale è possibile, ad esempio, anche bloccare i TTIP e riaffermare i principi di civiltà, solidarietà e giustizia sociale alla base della nostra Costituzione e del Trattato di Roma per un’Europa dei Popoli e non delle multinazionali. La regione Piemonte, infatti, è presente nel Comitato delle Regioni dell’Unione Europea che deve essere consultato da Commissione, Consiglio e Parlamento prima di prendere qualsiasi decisione in materia di occupazione, ambiente, istruzione o salute pubblica in quanto temi di competenza delle amministrazioni locali e regionali.
Il programma di L’Altro Piemonte a Sinistra si vuole perciò ispirare a progetti e proposte in contrapposizione a quelli europei e nazionali portatori di quelle politiche di austerità che si chiede poi di applicare sui territori attraverso i governi locali.
Per affrontare la situazione in Piemonte è necessario mettere a punto politiche attente e lungimiranti; che puntino alla costruzione di un nuovo modello sociale, atto a bloccare l’attuale deriva verso la povertà e una sempre maggior diseguaglianza,basato sui seguenti assi di lavoro:
  • Avviare una politica di contrasto alle privatizzazioni, di salvaguardia e qualificazione dei servizi pubblici fondamentali (acqua, energia, trasporti, sanità e assistenza, scuola…), attraverso la messa a punto di politiche di sostegno al lavoro e a lavoratori e lavoratrici, a partire dalla stabilizzazione dei molti precari della Pubblica Amministrazione.
  • Favorire un’occupazione basata sulla solidarietà e sulla cooperazione.
  • Sviluppare il legame tra gestione delle risorse ambientali e comunità locali attraverso la partecipazione e la condivisione.
  • no alle grandi opere inutili e dannose come la linea TAV Torino-Lione, il Terzo valico sulla linea Genova-Milano, la Pedemontana, la tangenziale-Est su Torino e quelle distruttrici di vite e di territori come gli F35.
Intendiamo andare oltre la contingenza ‘elettorale’.Nostro scopo è dare inizio ad un percorso che si proponga di aggregare movimenti, associazioni, partiti ecc. in un soggetto politico di più ampio respiro, in cui la partecipazione, le proposte, il controllo delle stesse siano condivisi e partecipati e prevedano il diretto contributo della popolazione, anche in una futura prospettiva nazionale perciò abbiamo deciso di ispirarci ad alcuni punti ampiamente condivisi in altre esperienze adattandoli alle nostre peculiari esigenze e di qui ripartire.
Le nostre proposte programmatiche si concentrano su alcuni temi principali: Lavoro, Sanità, Ambiente Energia e Trasporti, Scuola Università Ricerca Cultura, Politiche Abitative, Diritti e Laicità delle Istituzioni, Politiche per le Donne, Moralità della Politica”.
Il testo completo del programma è reperibile sul sito di Sinistra Anticapitalista Torino (www.torinoanticapilista.org) a questo link.

domenica 27 aprile 2014

EUROPA: LE SINISTRE ANTICAPITALISTE IN CAMPO. SUL MEETING DI SINISTRA ANTICAPITALISTA

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di Checchino Antonini
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Il contributo di Sinistra anticapitalista al dibattito sulla sinistra in Europa passa per un confronto fitto con altri soggetti politici con cui condividere l’analisi sugli attacchi delle borghesie contro diritti sociali e civili e confrontare le possibili risposte di classe. Francesco Locantore ha introdotto così gli ospiti di “La nostra Europa è un’altra cosa”, il meeting internazionalista che s’è tenuto a Roma all’indomani della manifestazione dei movimenti e dei sindacati conflittuali contro il governo Renzi e l’austerity. Al Centro Congressi Frentani c’erano Andreu Coll (Izquierda Anticapitalista Barcellona – Stato spagnolo), Roseline Vachetta (NPA – Francia, già europarlamentare), Antonis Karavas (Medico, dirigente del sindacato dei lavoratori pubblici Adedy e di DEA – Syriza – Grecia), Sergio Bellavita (Il sindacato è un’altra cosa – Fiom), Nicoletta Dosio (Movimento No Tav), Chiara Carratù (Insegnante precaria). A concludere, dopo quattro ore di dibattito, Franco Turigliatto (Sinistra Anticapitalista). In sala, tra gli altri, una delegazione del Jvp dello Sri Lanka e Giovanni Russo Spena della direzione nazionale di Rifondazione.
Un applauso liberatorio ha accolto le parole del rappresentante srilankese quando, nella ricostruzione dell’epopea del suo partito e l’odissea del suo paese, ha ammesso un grave errore politico, quello di aver preso parte dal 2004 al 2010 a un governo borghese disastroso per gli esiti della lotta di classe nello Sri Lanka.