di Franco Turigliatto
Il nuovo governo debutta in parlamento e Renzi si esibisce in una performance in cui combina una ipocrisia senza confine (l’omaggio alla scuola e ai suoi insegnanti), una demagogia dispiegata a piene mani (sul coraggio, sulle opportunità dei giovani), una affabulazione reiterata ed insopportabile (i luoghi comuni proposti per coprire il vuoto o nascondere la natura delle sue proposte reali), un…
un finto basismo (l’uomo comune che vuole recuperare la fiducia del popolo alla politica), bassi artifizi retorici (per deridere l’unica reale opposizione presente, cioè le/i elette/i dei 5 stelle, ma anche per prevenire quelle potenziali future). Un teatrante, un modesto teatrante, difficile da reggere fino in fondo, come è difficile reggere l’altro teatrante, ora decaduto dal Senato, con cui ha concluso l’accordo che gli ha aperto la porta della Presidenza del Consiglio Al di là della giovane età dei suoi ministri e, per la prima volta, di una significativa rappresentanza femminile, al di del nuovismo proclamato a tutto campo, è un governo di continuità sul piano economico e sociale, un governo leggero e nello stesso tempo vecchio e politicamente reazionario. Purtroppo non basta essere giovani per voler ricostruire un futuro sociale alle giovani generazioni e non basta essere donna per porre termine all’attacco sociale e ai diritti delle donne, quando, per farlo sarebbe necessario rovesciare come un calzino le politiche liberiste ed invece si agisce in quanto ministri della classe avversa.In altri termini è un governo dei padroni come per altro hanno espresso le reazioni della Borsa e i pronunciamenti delle forze economiche che contano.