domenica 2 marzo 2014

A KIEV REPRESSIONE SANGUINOSA CONTRO UNA RIVOLTA DI MASSA

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Repressione Kiev
A Kiev, nella ormai famosa piazza Maïdan, non si contano più le vittime della repressione sanguinosa scatenata dal presidente Yanukovich contro un movimento per la democrazia che cercava solo (senza ottenerlo, al di là delle ipocrite dichiarazioni) il sostegno delle potenze occidentali. Certo, un suo ruolo l’ha svolto anche l’estrema destra che ha cercato di incanalare il movimento in una tragica spirale di odio.

Peraltro le potenze occidentali hanno favorito la manovra degli elementi parafascisti, e di un’opposizione “filo-UE” che non si sogna nemmeno di rispettare le legittime aspirazioni popolari sul piano democratico e sociale.
Di fronte ai rivolgimenti che coinvolgono l’Ucraina e che rilanciano le contrapposizioni etniche che tante vittime hanno fatto nella storia, ma anche negli ultimi 25 anni, noi ci sentiamo di sottolineare un aspetto fondamentale del nostro programma, quello cioè della necessaria solidarietà internazionalista tra i popoli ucraino, quello russo e quelli di tutta europa, contro gli sfruttatori, contro gli oligfarchi e contro i politici corrotti.

Riprendiamo alcuni articoli, tra i quali dal manifesto del 22 febbraio quello di Tommaso Di Francesco, Ucraina, anteprima di una secessione, largamente condivisibile per il giudizio sull’inconsistenza dell’Unione Europea e sulla pericolosa dinamica secessionista, che ha un “amaro sapore balcanico”. Tuttavia forse Tommaso Di Francesco sottovaluta un po’ il ruolo di Yanukovich e del suo consigliere principale da Mosca, Putin, nel facilitare – per reazione – il rafforzamento della destra. L’economista Zakhar Popovich, nell’intervista riportata in appendice a La situazione in Ucraina, aveva osservato che “dopo le prime battaglie contro la polizia, alcuni gruppi di estrema destra neonazista si sono rafforzati e si sentono abbastanza forti da autoproclamarsi dirigenti del movimento”, ma “nei giorni successivi sono entrate in lotta molte persone normali e molto diverse tra loro. Migliaia di queste hanno portato pneumatici e benzina per alimentare l’immenso incendio”. E la svolta è stata determinata dalla presenza massiccia e tenace di decine di migliaia di persone, non soltanto dall’efficienza militare dei gruppi di destra.
In ogni caso è la violenza dell’ultimo tentativo di repressione che ha di nuovo offerto spazi alla destra estrema. Certo non si può sottovalutare un altro aspetto della responsabilità di Yanukovitch, verso cui alcuni in Italia sono molto indulgenti perché era sostenuto dal partito comunista: mentre il paese ristagnava e aveva tassi di sviluppo inferiori a tutti gli altri paesi dell’area, si era fatto costruire una reggia degna di Ceausescu (o di Berlusconi, anche se invece di un vulcano, ci aveva messo un galeone…). Ed è assurdo considerare una fatalità l’emersione di una destra ferocemente anticomunista e apertamente filo nazista in un paese che ha subito lo stalinismo più di ogni altro della vecchia Unione Sovietica, o il risentimento antirusso della comunità cattolica di rito greco, che ha subito vessazioni di ogni genere per decenni. Sarà bene discuterne, per evitare di vedere, nel caso non improbabile di una guerra civile feroce e non circoscritta (la Russia ha molti motivi per intervenirvi rifiutando di accettare la secessione, e potrebbe essere tentata da una soluzione “georgiana”), un pezzo di sinistra italiana imbarcata sul galeone di Yanukovich…
Ucraina, è l’anteprima di una secessione, di Tommaso Di Francesco, da Il Manifesto del 22 febbraio 2014
Ucraina, quale solidarietà, intervista all’economista Zakhar Popovych, da www.rproject.it
A Kiev l’estrema destra vuole l’escalation violenta, di Guido Caldiron, da Il Manifesto del 20 febbraio 2014

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