sabato 3 agosto 2013

RITORNO SU ALCUNI DEI RIVOLUZIONARI “DIMENTICATI” DALLA STORIA

·  · in Marxismo. ·

di Eric Toussaint (da Movimento Operaio)
A Cuba, la maggior parte dei lavori storici sulle lotte sociali e politiche che vanno dagli anni Venti alla rivoluzione vittoriosa del 1959, nel migliore dei casi, ignorano il contributo dei militanti trotskisti cubani nel corso di questo periodo, nel caso peggiore, ripropongono le classiche calunnie rivolte dagli stalinisti ai sostenitori della rivoluzione permanente (un atteggiamento che attraversa tutto il libro del comunista cubano Lionel Soto, La Revolución del 1933, Ed. Pueblo y Educación, L’Avana 1985). L’importanza di altri militanti rivoluzionari cubani è altrettanto largamente sottovalutata: è il caso di Antonio Guiteras.[1]

Un’assoluta novità: una tesi di laurea sulle origini del trotskismo a Cuba

L’Avana, 2 luglio 1997: Rafael Soler, docente di Storia all’Università di Santiago de Cuba (900 km ad Est della capitale dell’isola) sostiene la sua tesi sul trotskismo cubano (1932-1935), in seduta pubblica: Rafael Soler si presenta dinnanzi al Tribunale nazionale permanente dei Gradi Scientifici di Scienze storiche (composto da docenti universitari) preposto ad assegnare o meno il titolo di laureato. Il titolo della sua tesi: Il trotskismo nella rivoluzione degli anni 1930.

All’interno del “tribunale” un laureato in Storia ha il compito di criticare la tesi. Qualche critica formale, poi una domanda: “Come giustifica la definizione dei trotskisti cubani come rivoluzionari?”. Un altro confratello è incaricato di sostenere la tesi. Dimostra il carattere inedito dell’argomento, ritiene che la tesi sia bene impostata e propone che non ci si fermi lì: altri ricercatori dovranno approfondire l’argomento e avvicinarsi al presente. Si dà poi la parola all’autore. In un quarto d’ora, riassume il suo lavoro presentando il carattere contraddittorio del movimento trotskista cubano: significativo radicamento in diversi ambienti sociali su quasi tutto il territorio, settarismo in risposta a quello del PC ufficiale, ruolo di divisione, dogmatismo (i trotskisti non avrebbero capito la strategia rivoluzionaria di Lenin e applicherebbero in modo meccanico la teoria della rivoluzione permanente che è una teoria di tipo estremista)… Malgrado queste critiche, Rafael Soler sostiene che, negli anni 1930, «il movimento trotskista cubano […] si contraddistingue per la sua natura antimperialista, il suo orientamento rivoluzionario, la sua adesione al marxismo e la difesa degli interessi nazionali. È costituito per la maggioranza da uomini e donne molto giovani che operano onestamente, guidati dalla volontà di raggiungere cambiamenti radicali nella società cubana» (Rafael Soler, Tesi di laurea, cap. “Le origini del tortskismo a Cuba”, p. 24).
Si apre la discussione. Un collega interviene per esprimere una critica della tesi. Afferma in sostanza: «È inesatto affermare che i trotskisti sostenessero una posizione dogmatica sulla natura della rivoluzione. La prova: la rivoluzione che ha vinto a Cuba nel 1959 era di natura socialista. È il PC ufficiale che ha mantenuto una posizione dogmatica, a tappe, della rivoluzione. […] Il Movimento del 26 Luglio ha guidato una rivoluzione socialista a Cuba nel 1959». Un altro collega dichiara che nelle inchieste che conduce da venti anni fra superstiti del movimento “Joven Cuba” (nato durante la crisi rivoluzionaria del 1933, si veda più avanti) e dal Partito Ortodosso (da cui è uscito Fidel Castro) varie testimonianze stanno a indicare una sicura influenza del programma trotskista sui movimenti in questione. Propone poi, in sostanza, come tema di una futura tesi: il programma trotskista non ha influenzato indirettamente quello del Movimento del 26 luglio elaborato da Fidel, pur non avendo quest’ultimo alcun contatto con i trotskisti?
Sarebbe troppo lungo riassumere qui la discussione sulla tesi di Rafael Soler. Ha ottenuto il titolo di dottore all’unanimità e la sua tesi (che è in parte pubblicata in varie riviste cubane) è stata scelta come la migliore tesi dell’anno 1997 (tesi di laurea in Scienze storiche) dalla Commissione nazionale dei Gradi scientifici. L’autore si è anche visto assegnare dal ministro dell’Istruzione superiore il premio che corona la migliore ricerca storica di quell’anno.
È incoraggiante osservare come, malgrado il contraddittorio sviluppo attuale della società cubana, vi sia posto per una ricerca del genere (la tesi in questione rientra attualmente nel programma di abilitazione di varie università cubane). Bisognerebbe che il lavoro di Rafael Soler, in qualche modo, fosse reso accessibile a livello internazionale. L’autore, di cui io sono ben lungi dal condividere tutte le opinioni, ha svolto un lavoro notevole e sincero. Uno degli aspetti insostituibili del suo lavoro: il fatto che per due anni egli abbia girato tutta l’isola per intervistare veterani del trotskismo cubano degli anni ‘30. Ne ha ritrovati più di una ventina, molti dei quali rivendicano con fierezza le loro convinzioni trotskiste e la loro volontà di difendere Cuba di fronte all’Imperialismo USA.

I trotskisti cubani negli anni 1930

Fin dal 1931, una tendenza di sinistra nel PC di Cuba si avvicina a Trotskij e ai suoi seguaci dell’Opposizione di Sinistra internazionale (che, nel 1933, prende il nome di Lega comunista internazionale per diventare, nel 1938, la Quarta Internazionale). In origine, le divergenze tra questa tendenza di sinistra e la direzione del PC riguardavano soprattutto l’applicazione a Cuba di un orientamento critico ultrasettario imposta da Mosca. Questo orientamento seguito dalla direzione del PC risaliva all’autunno 1930, impedendo qualsiasi unità d’azione sia con le forze nazionaliste antidittatoriali sia con i sindacati riformisti o anarco-sindacalisti, tacciati di “social-fascisti”.
L’opposizione interna al PC si definirà rapidamente in rapporto con i dibattiti internazionali. La situazione riflette quel che avviene un po’ ovunque nel mondo nei partiti comunisti. In Urss, Stalin ha guidato una controrivoluzione burocratica e rafforzato fino al ridicolo i tratti autoritari del regime emerso dalla rivoluzione d’Ottobre 1917. Egli reprime brutalmente, poi vieta qualsiasi critica in seno alla società e al partito sovietico. Una burocrazia conservatrice, alla cui testa c’è lui, esercita una feroce dittatura sul popolo. Per proteggersi, sul piano interno, questa burocrazia staliniana liquida fisicamente gli oppositori (tra cui numerosi rivoluzionari della prima ora), annienta qualunque espressione critica istituendo una polizia politica implacabile e un sistema di delazione che mina la solidarietà tra i cittadini.
Sul piano della politica estera, in nome della salvaguardia del socialismo ma sempre per preservare il potere della burocrazia, Stalin ha impegnato i partiti comunisti in una serie di zig-zag: nel 1926-1927, alcuni compromessi con la borghesia li allontanano dalla Rivoluzione mondiale (comitato anglo-russo in Gran Bretagna, alleanza suicida del PC cinese con il Kuomintang di Chang Kai-Shek). Nell’autunno 1930, Stalin impone una svolta estremista e settaria ai PC: quella dell’offensiva rivoluzionaria, con l’auto-proclamazione di soviet in numerosi paesi semicoloniali o coloniali (che fosse a Cuba o in Vietnam) e il rifiuto dell’unità d’azione con i socialisti (accusati di social fascismo) per affrontare il fascismo e il nazismo in Europa. A questa linea estremista seguirà poi (1935-1936) un orientamento di “fronte popolare” [cioè allargato a partiti borghesi], quindi, in America latina,l’appoggio dei PC a regimi dittatoriali al servizio degli USA (Somoza in Nicaragua, Batista a Cuba) nel quadro della grande alleanza antifascista mondiale.
Per la tendenza trotskista, viceversa, la realizzazione del “socialismo in un paese solo” sostenuta da Stalin, costituisce un’aberrazione: bisogna rompere l’isolamento dell’URSS e fare avanzare la prospettiva rivoluzionaria nel mondo garantendo un fronte unico degli oppressi e delle loro organizzazioni. Il concetto della “rivoluzione permanente” esprime l’esigenza di portare in fondo la conquista dei diritti democratici per i paesi coloniali e semicoloniali, la riforma agraria e l’effettiva indipendenza di questi paesi battendosi fino allo sbocco socialista dell’abbattimento dello Stato capitalista, senza fare zoppicanti compromessi con le borghesie nazionali. Questo richiede una politica di alleanze senza ambiguità di fronte alle borghesie e un sostegno incondizionato ad ogni lotta di emancipazione degli oppressi.
Nei paesi capitalisti in cui le conquiste sono minacciate dal fascismo Trotski propone la necessità del Fronte unico tra organizzazioni operaie, comuniste e socialiste.
A Cuba, i/le militanti che costituiscono la tendenza di sinistra del PC provengono dal movimento sindacale (la Federazione operaia dell’Avana; molti sono d’origine anarco-sindacalista), dall’organizzazione di solidarietà Difesa Operaia Internazionale (DOI) e dal movimento studentesco, in particolare da un’organizzazione detta Ala sinistra studentesca (AIE).
Nel 1932, il rientro a Cuba di Sandalio Junco[2] e di Juan Ramon Bréa,[3] due dirigenti comunisti che hanno soggiornato in Europa per il Partito e l’Internazionale comunista, consolida i legami tra questa opposizione e la corrente trotskista internazionale.
Sandalio Junco, operaio panettiere, era uno dei rari dirigenti neri del PC. Aveva militato insieme a Julio Mella[4] (la principale figura del comunismo cubano degli anni 1920) a Cuba. Nel novembre 1925, figurano entrambi tra i militanti imprigionati in seguito alla scoperta di una bomba al teatro Payret dell’Avana. Nel 1927, Junco e Mella effettuano un primo viaggio a Mosca (Mella ci va passando da Bruxelles dove si svolge un congresso internazionale della lega Antimperialista). Si ritrovano poi entrambi in esilio forzato in Messico, dove fondano l’Associazione dei Nuovi emigrati rivoluzionari cubani, il cui principale obiettivo era quello di realizzare uno sbarco a Cuba degli oppositori del dittatore Machado e di rivoluzionari. Il giovane Antonio Mella era particolarmente critico nei confronti della linea scelta da Mosca sulla politica interna ed estera. Aveva avuto sanzioni dal Comitato centrale del PC messicano di cui era membro; aveva anche contrasti seri con il PC cubano, fortemente influenzato da Mosca. Mella è stato assassinato da agenti del dittatore Machado nel gennaio 1929.
Da parte sua Juan Ramon Bréa, dopo aver guidato lotte studentesche a Cuba (insieme a Raúl Roa e Ruben Martinez Villena), è diventato trotskista in occasione del suo soggiorno in Francia e in Spagna (nel momento in cui Junco era a Mosca). Rientrato a Cuba, viene imprigionato per vari mesi in compagnia di Raúl Roa nella prigione modello dell’Isola dei Pini.
Nell’agosto 1932, la tendenza d’opposizione di sinistra si dota, in seno al PC cubano, di una struttura dal nome di “Opposizione di sinistra di Cuba”, che si contrappone alla linea della maggioranza della direzione del PC.
Sandalio Junco e vari altri dirigenti comunisti vennero espulsi dal partito nel settembre 1932. Malgrado l’effetto combinato della repressione esercitata dalla dittatura di Machado e le denuncie di cui erano oggetto da parte della direzione staliniana del PC, i loro seguaci ottennero la maggioranza del movimento studentesco (AIE) sul piano nazionale. Da parte loro, Sandalio Junco e i suoi compagni furono eletti alla direzione di una federazione sindacale (FOH) che estese rapidamente il proprio radicamento in gran parte di Cuba fino a Santiago de Cuba e Guantánamo). Infine, esercitavano di una grande influenza nella Difesa Operaia internazionale (DOI).
Nel primo semestre 1931, gli USA, che percepivano il pericolo di un rovesciamento rivoluzionario della dittatura di Machado, spediscono una missione di alto livello capeggiata da Welles, che cerca di predisporre l’uscita concertata di Machado, pur conservando il predominio statunitense sull’isola. I trotskisti cubani denunciano la manovra con virulenza. Sono loro a redigere il famoso manifesto dell’Alleanza studentesca di Sinistra, “Al popolo di Cuba, A tutti gli studenti” (L’Avana, 28 giugno 1933 – riprodotto in Pensamiento crítico, n. 9, L’Avana, aprile 1970).
Nell’estate 1933 si sviluppa un movimento di massa che assume forme sempre più radicali. Gli scioperi settoriali cominciano nel luglio e agli inizi di agosto di quell’anno, trasformandosi in un formidabile sciopero politico nazionale. Durante una manifestazione, il 1° agosto, a Santiago de Cuba, America Lavadi Arce cade sotto le pallottole della polizia. È il primo martire trotskista cubano.
Dopo aver partecipato al lancio dello sciopero, il PC staliniano fa appello ad interromperlo essendo in trattative segrete con il dittatore Machado. La direzione del PC spera così di ottenere dal dittatore la legalizzazione dell’ attività del partito e del sindacato che influenza, la CNOC (Confederazione Nazionale degli Operai di Cuba). Le masse continuano lo sciopero.
I trotskisti, che si muovono nella lotta come pesci nell’acqua (grazie alla loro pratica al tempo stesso non settaria verso le altre organizzazioni e radicale rispetto alle rivendicazioni e alle proposte), fanno appello a proseguire l’azione in piena ascesa del movimento di massa, fondano il Partito bolscevico-leninista, in accordo con le decisioni della direzione trotskista internazionale di costruire a partire dall’agosto 1933 partiti indipendenti dai PC. Quel partito, radicato su scala nazionale è presente soprattutto nella parte orientale dell’isola, è maggioritario a Guantánamo (quasi l’intera sezione del PC di questa città decide di passare al trotskismo)[5]e ben radicato a Santiago de Cuba, Las Tunas, Puerto Padre e Holguin. Svolge altresì un importante ruolo all’Avana e a Matanzas.
La situazione diventa semirivoluzionaria per un periodo di vari mesi. Il PC dichiara di avere commesso un errore facendo appello ad arrestare lo sciopero generale. La dittatura di Machado è costretta a lasciare il posto a un governo di transizione democratica (quello di Carlos Manuel de Cespedes dal 13 agosto al 14 settembre 1933, seguito dal governo di Grau San Martin[6]e di Antonio Guiteras, vari elementi sinceramente antimperialisti del quale sostenevano posizioni di sinistra), ma la cosa non pone termine alla radicalizzazione delle masse. Il sergente Fulgencio Batista sta dalla parte di coloro che depongono il dittatore Machado. Egli però sta aspettando il momento buono per organizzare l’offensiva contro il movimento di massa e imporre il suo potere. Antonio Guiteras costituisce l’ala sinistra radicale, rivoluzionaria, antimperialista del governo di Grau. È appoggiato soprattutto dai trotskisti che collaborano con il movimento “Joven Cuba” da lui fondato. Il partito trotskista (PBL) conosce una notevole espansione tra l’agosto e il dicembre 1933, a tal punto che, stando a documenti interni del PC staliniano, il PBL è meglio radicato di quest’ultimo a Santiago de Cuba e a Guantánamo. In quest’ultima città, il PBL è maggioritario nei sindacati dei lavoratori del caffè, dello zucchero (era maggioritario in sette delle nove centrali saccarifere, nella restanti due lo era il PC), in quelli dei panettieri. Aveva inoltre un’influenza rilevante tra i portuali e i ferrovieri. A Santiago de Cuba, secondo una relazione interna del PC, “i trotskisti guadagnano terreno ogni giorno”.[7]
Quando si sviluppa una poderosa tendenza antimperialista, Ramon Grau San Martin (uno degli accademici più impegnati nella lotta anti-Machado), nuovo capo di Stato, ordina la riduzione dell’orario di lavoro, riconosce il diritto di sciopero e, sotto la spinta popolare, riesce ad ottenere l’abrogazione dell’emendamento Platt (1934). Sempre all’attivo del governo Grau San Martin-Antonio Guiteras: il diritto di voto alle donne, il diritto dei contadini sulla terra che occupano,, l’annuncio di un programma di distribuzione delle terre, la massiccia riduzione degli interessi dei prestiti e la repressione dell’usura, la riduzione del 40% delle tariffe dell’elettricità, il blocco del rimborso del debito estero. Grau San Martin spiega che si tratta di “liquidare la struttura coloniale sopravvissuta a Cuba dopo l’indipendenza”.
Aggredito dai comunisti che dichiarano che “è alla testa di un governo instaurato dalla piccola borghesia e dall’esercito, un governo che sostiene gli interessi della borghesia, dei grandi proprietari e degli imperialisti” (sic!), Grau San Martin viene deposto il 15 gennaio 1934 dai colonnelli Batista e Mendieta. Il loro colpo di Stato è sorretto, o guidato, dagli USA. Fulgencio Batista diventa il capo dell’esercito. Infuria apertamente la dittatura dal 15 gennaio 1934 all’estate 1938, quando Batista decide di avviare un’apertura democratica.
Nel marzo 1935, si scatena contro Batista e Mendieta uno sciopero generale. I trotskisti vi partecipano attivamente, soprattutto tramite la Federazione Operaia dell’Avana (FOH), di cui è segretario generale Gaston Medina[8](dirigente del PBL). Lo sciopero generale è stato preparato da un comitato unitario in seno al quale “Joven Cuba” e PBL hanno il ruolo centrale. I comunisti staliniani scelgono di fare appello allo sciopero separatamente rimanendo al di fuori del comitato unitario. Lo sciopero fallisce.
L’8 maggio 1935, Antonio Guiteras viene assassinato dai soldati di Batista. Dal 1935 al 1938, la repressione si abbatte sul movimento popolare, che rifluisce. I trotskisti cubani vengono fortemente repressi (nel 1936 22 membri del Comitato centrale del PBL su 35 vengono incarcerati) e sono vittime di campagne calunniose del ,PC che non esita in certi casi, a ricorrere alla violenza (già nell’agosto 1934 un commando staliniano aveva assaltato in armi la sede della FOH diretta dai trotskisti. Bilancio: un morto e vari feriti). Il PBL è trascinato nel riflusso del movimento di massa. D’altro canto, non gode di alcun sostegno finanziario esterno paragonabile a quello di Mosca ricevuto dal PC.
Due linee distinte separano i militanti trotskisti cubani dal 1934-35. La prima consiste nel dare la priorità alla costruzione di un partito trotskista autonomo come compito immediato, la seconda nell’entrare in organizzazioni più ampie, in particolare “Joven Cuba”, e di svolgervi un ruolo di direzione, sostenendo una politica rivoluzionaria.
Coloro che optano per la costruzione di un’organizzazione trotskista indipendente mantengono il PBL (fra i principali dirigenti troviamo Gaston Medina), che diventerà il Partito Operaio Rivoluzionario (POR) il 19 settembre 1940, alcune settimane dopo l’assassinio di Trotskij in Messico. Fra i dirigenti del POR ci sono Pablo Diaz, che più tardi parteciperà con Fidel Castro e il Che alla spedizione del Granma, e Ramon Bréa che, dopo aver partecipato con il POUM alla guerra di Spagna nelle brigate internazionali, soggiornerà in Cecoslovacchia per poi tornare a Cuba, dove morì nel 1941.
Gli altri (tra cui Sandalio Junco e Gustavo Fraga, dirigente trotskista di Guantánamo,) entrano in “Joven Cuba”, l’organizzazione politica radicale di sinistra fondata da Antonio Guiteras, che riuscì a restare in piedi nonostante la repressione e le denuncie di cui è oggetto ad opera del PC staliniano. “Joven Cuba” riesce addirittura ad avanzare.
Il 13 settembre 1938, il Partito comunista diventa legale poiché sostiene l’apertura democratica di Batista.
Nel 1940, l’uomo forte del regime dal 1934, Fulgencio Batista, riesce a farsi eleggere presidente grazie a un sistema che consente di votare solo alla metà del corpo elettorale. Gode a questo scopo del sostegno del Partito comunista e dei potenti interessi nordamericani. Secondo il PC, di fronte all’avanzata del nazismo e del fascismo in Europa, occorre tener conto dell’“orientamento democratico” dell’amministrazione Roosevelt che ha sostituito la politica tradizionale del bastone con quella del buon vicinato. Cuba quindi, sostiene il PC, deve collaborare con i governi democratici, soprattutto con quello degli Stati Uniti.
Cuba conoscerà l’alleanza tra il PC e Batista, che durerà dal 1939 al 1944, la data delle dimissioni di quest’ultimo. Nel 1943, il presidente del PC, lo scrittore Juan Marinello, diventa ministro senza portafoglio del governo Batista.
L’8 maggio 1942 Sandalio Junco viene assassinato nella città di Sanctu Spiritus da un commando staliniano mentre stava parlando in un raduno di commemorazione dell’assassinio di Antonio Guiteras. Era all’epoca segretario generale della Commissione operaia nazionale del Partito rivoluzionario cubano (Autentico) – PRC Autentico – con forte influenza sulla classe operaia. Gli stalinisti lo denunciavano come hitlero-trotskista infiltrato nel PRC per tradire gli operai onesti.
A partire dalla fine degli anni Trenta, il partito trotskista cubano conosce una condizione di emarginazione politica dalla quale non si è mai ripreso. Vari suoi militanti, tuttavia, hanno continuato localmente un’attività rivoluzionaria che ha valso loro un reale riconoscimento politico. Il partito trotskista, diventato nel settembre 1940 il Partito Operaio Rivoluzionario in sostituzione del PBL, conservò una reale influenza organizzata nella parte orientale dell’isola, in particolare a Guantánamo e a Santiago de Cuba fino all’inizio degli anni Cinquanta. Alcuni dei suoi militanti presero parte alla lotta insurrezionale diretta del Movimento del 26 luglio tra il 1953 e il 1959 (Idalberto Ferrera Acosta, Juan Medina, Luciano Garcia, Guarina Ramirez).
Del resto, altri militanti trotskisti senza più legami organici con il POR ebbero un ruolo significativo nella lotta del M26-7 degli anni Cinquanta. Si tratta soprattutto dell’operaio Gustavo Fraga, che affermò fino alla fine le sue convinzioni trotskiste. Svolse dagli anni Trenta fino alla sua morte un ruolo assolutamente determinante nel movimento operaio a Guantánamo. Fu nel 1933 la figura principale del Partito Bolscevico- Leninista di questa città e diresse lo sciopero generale dell’agosto 1933. Nel 1934, nel quadro della linea assunta dalla maggioranza dei trotskisti di Guantánamo, aderì a “Joven Cuba”, diventandone uno dei principali dirigenti nella zona. Assunse la direzione di azioni famose, ad esempio la presa della dogana di Guantánamo (base militare USA) Dopo la fondazione del Movimento 26 luglio divenne il capo della sua sezione operaia e organizzò lo sciopero in risposta all’assassinio di Frank Pais a Santiago de Cuba il 30 luglio 1957. Morì nella lotta manovrando esplosivi il 4 agosto 1957 a Guantánamo. Poco dopo, la direzione del M26-7 diede il nome di Gustavo Fraga a un distaccamento guerrigliero del secondo fronte orientale diretto da Raúl Castro.
Merita di essere menzionato anche Pablo Diaz. Operaio tintore, fece parte della direzione locale del PBL nel 1933 a Santiago de Cuba: In seguito, si spostò all’Avana, fu il responsabile della pubblicazione dell’organo del POR (La rivoluzione proletaria), che uscì tra il 1941 e il 1945. Più tardi, essendo uscito dal POR, divenne il tesoriere del M26-7 a New York, dove si era provvisoriamente trasferito a partire dal 1952 e da dove dirigeva il Comitato operaio democratico dei Nuovi emigrati cubani. Partecipò quindi alla spedizione del Granma con Fidel Castro e, dopo un altro soggiorno a New York, alla lotta insurrezionale nella Sierra maestra. Dopo la vittoria della rivoluzione, occupò posti di responsabilità nello Stato.
Va inoltre citato Roberto Acosta Hechevarria (1912-1995), che fu membro del PCC prima di aderire al PBL a partire dal 1933. Nel 1956, fu molto attivo all’Avana nell’organizzazione “Resistenza civica” e sostenne attivamente la rete “Azione e Sabotaggio” del M26-7. Dopo la rivoluzione, lavorò direttamente nella cerchia del Che al ministero dell’industria, fino alla partenza di quest’ultimo nel 1965, sempre rivendicando le sue convinzioni trotskiste.
Traduzione condotta da Titti Pierini sull’originale francese.

Bibliografia consultata

[momentaneamente non aggiornata per quanto riguarda le edizioni italiane]
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  • Galvez Cancino Alejandro, “Le mouvement ouvrier mexicain, les communistes et Julio Antonio Mella”, in Cahiers Léon Trotski, n. 59, agosto1997.
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  • Trotski Léon (agosto1936- dicembre 1936), Œuvres, n. 11, a cura de l’lnstitut Léon Trotski, Parigi, 1981.

Testimonianze dattiloscritte

  • Luis Miyares, Bernardo Betancour, Idalberto Ferrera Acosta, Leon Ferrera Ramirez.

Note

[1]Antonio Guiteras Holmes (1906-1935): dirigente studentesco dell’Avana, membro del direttivo studentesco rivoluzionario, ministro dell’Interno nel governo rivoluzionario di Grau San Martin (settembre 1933-gennaio 1934). Fondatore ed organizzatore di “Joven Cuba”, organizzatore dello sciopero insurrezionale del marzo 1935, ucciso dai soldati di Batista nel maggio dello stesso anno.
[2]Sandalio Junco (1894-1942): fondatore di una centrale sindacale a Cuba, in occasione di un soggiorno a Mosca viene conquistato alle idee dell’opposizione di sinistra trotskista da Andrès Nin, che è dirigente dell’Internazionale Sindacale Rossa con base a Mosca. Partecipa alla fondazione Partito bolscevico-leninista di Cuba nel 1933Entra in “Joven Cuba”, movimento nazionalista e rivoluzionario, e viene assassinato durante una riunione pubblica nel 1942 da un commando staliniano.
[3]Ramon Bréa (1905-1941): dirigente studentesco più volte imprigionato a Cuba, effettuò vari soggiorni in Europa. Fu attivo sul piano letterario insieme allo scrittore surrealista e poeta francese Benjamin Peret. Partecipò alla fondazione del Partito bolscevico-leninista nel 1933. Nel 1936 lascia Cuba per partecipare alle Brigate Internazionali come membro del POUM (Partito Operaio di Unificazione Marxista). Dopo la sconfitta in Spagna, rimane in Europa, soggiornando soprattutto a Praga. Mantiene continui rapporti con Victor Serge, James P. Cannon, ecc. Nel 1940 rientra a Cuba e riprende il suo posto alla direzione del partito trotschista cubano. Muore all’Avana il 17 aprile 1941.
[4]Julio Antonio Mella (1903-1929): organizzatore della resistenza studentesca alla dittatura di Cuba, poi dirigente del PC cubano, deve andare in esilio in seguito a un’accusa di terrorismo e a uno sciopero della fame. Assiste in Messico al V Congresso dell’Internazionale Comunista, poi si installa in Messico, dove sarà poco dopo segretario generale ad interim del Partito Comunista messicano. Ha preso contatto al congresso dell’Internazionale Sindacale Rossa con Andrés Nin e lavora con un gruppo di oppositori di sinistra il cui leader è Rosalio Negrete e che comprende emigrati recenti. Prepara al tempo stesso una spedizione militare contro il regime cubano di Machado. Nel gennaio 1929, viene assassinato in Messico da un sicario al servizio del dittatore cubano Machado.
[5] La decisione si prese dopo due giorni di discussione in seno al regionale del PC di Guantánamo. La direzione del PC staliniano aveva inviato a rappresentarla in questo dibattito Anibal Escalante. Junco e Bréa vi parteciparono come delegati della direzione dell’Opposizione comunista (cfr. Gary Tennant – 1999, p. 63 – V. Bibliografia in Appendice).
[6]Ramon Grau San Martin (1887-1969): docente di Medicina all’Avana, assume la difesa degli studenti perseguitati dalla polizia di Machado e si guadagna una grande popolarità. È presidente del governo provvisorio nel 1933. Rovesciato da Batista nel gennaio 1934, San Martin viene eletto presidente di Cuba dal 1944 al 1948.
[7] Emiliano (PC cubano) informa sulla situazione del movimento rivoluzionario nelle Province d’Oriente e Camaguey, 18 settembre 1933; lettera di “Juan” all’Ufficio dei Caraibi dell’Internazionale Comunista, p. 7 (cit. da Garry Tennant, 1999, p. 8).
[8]Gaston Medina (1909-1938): segretario generale del PBL e della FOH nel 1935. Imprigionato nel 1932, poi nel 1935, muore a 29 anni in seguito ai maltrattamenti subiti durante la carcerazione del 1935.

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