Visualizzazione post con etichetta economia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta economia. Mostra tutti i post

lunedì 14 aprile 2014

DEF, UN DOCUMENTO DI GUERRA ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI


SONY DSCdi Franco Turigliatto
Nel valutare il Documento economico e finanziario approvato martedì dal Consiglio dei ministri due elementi sono da considerare: quel che appare e che sta alla base dei “successi” di Renzi e la realtà effettiva. In altri termini da una parte c’è la rappresentazione data dal Presidente del Consiglio e dai suoi accoliti con il supporto univoco dei media volta a creare false letture e speranze e dall’altra la dura realtà dei contenuti economici e sociali avanzati, strettamente interni alle regole liberiste dell’Unione Europea e del fiscal compact. La vignetta dell’uomo con l’accetta che illustrava su questo sito l’azione di Renzi condensa perfettamente il significato del DEF.
Da sempre questo documento primaverile che indica i grandi obbiettivi economici e finanziari del governo, le misure proposte per realizzarli e le grandezze macroeconomiche (le dinamiche del PIL, il deficit annuale, l’occupazione) è improntato all’ottimismo e alla propaganda.
Il più delle volte le cifre indicate debbono essere corrette già nell’estate e modificate ancora in autunno, con il varo della legge di stabilità, cioè la vecchia legge finanziaria così ridenominata dopo la riforma della legge di contabilità nel 2011.
In quella sede si verifica anche quale sia il reale andamento dell’economia, se ci sono o meno le coperture per le spese programmate e, nel caso non ci siano, quali tagli operare per la quadratura dei bilanci.

domenica 5 gennaio 2014

LA FAMIGLIA AGNELLI TRAVERSA L’ATLANTICO, I LAVORATORI RESTANO IN ITALIA

. ·

di Franco Turigliatto
lavoratori_fiat_melfiLa Fiat conquista il 100% delle azioni della Chrysler e i giornali italiani esultano: finalmente una buona notizia da mettere in prima pagina e relegare nelle pagine secondarie i lunghi elenchi dei disastri economici produttivi e quelli occupazionali e sociali del nostro paese.
Si esaltano anche i dirigenti istituzionali della Regione Piemonte e di Torino di fronte ai successi della famiglia Agnelli e di Marchionne, la proprietà a cui sono da sempre ligi anche quando, uno di loro, era il massimo dirigente del PCI torinese. Fedele alla classe lavoratrice di certo nessuno di loro lo è, tanto è vero che hanno invitato gli operai a chinare la testa e a piegarsi ai ricatti della Fiat.
Si esaltano anche certi dirigenti sindacali come Bonanni della CISL, che, rivendicando il suo servilismo verso il padrone, come ogni mosca cocchiera che si rispetti afferma: “Se oggi la Fiat è un vero gruppo globale è anche merito nostro”. Nel frattempo decine di migliaia di lavoratrici della Fiat e dell’indotto auto sono da due o tre anni incassa integrazione nella provincia di Torino.
Non a caso molto più contenute sono le reazioni di dirigenti della Fiom; scrive il responsabile auto : “ Prima di festeggiare è necessario capire i termini dell’accordo”, e aggiunge il segretario regionale del Piemonte:”Ora la Fiat deve calare le carte sugli investimenti in Italia: bisogna aprire subito un confronto sul destino di Mirafiori ma anche degli altri stabilimenti italiani”.

lunedì 30 dicembre 2013

REGALI DI NATALE 2013 DA GOVERNO E PADRONI: LA GRANDE ALLUVIONE

. ·

di Franco Turigliatto
lds2
Puntuale come sempre alla vigilia di Natale è arrivata la legge di stabilità, una volta definita più propriamente legge finanziaria, e che, come nella vecchia versione, contiene una miriadi di norme che non sono propriamente regali per la classe lavoratrice, i giovani, i disoccupati, cioè per la grande maggioranza delle cittadine e dei cittadini.

Quel che stupisce è che ad essere critica verso questa legge è stata proprio la Confindustria, non certo per inesistenti contenuti sociali a favore dei lavoratori, ma per l’inadeguatezza – a suo dire – delle riduzioni fiscali (il cosiddetto “cuneo fiscale”) previste per le aziende. Ad agitarsi di più avrebbero dovuto essere le organizzazioni sindacali, che, com’è noto, si sono limitate a uno sciopero simbolico di qualche ora, privo di qualsiasi efficacia e con rivendicazioni ambigue ed anche errate, frutto del testo comune firmato con la Confindustria. 
Ma prima di prendere in esame i contenuti di questa legge osserviamo un poco la fotografia sociale del nostro paese, non quella fatta da qualche sociologo o sindacalista troppo radicale (per altro di questa specie ne sono rimasti pochissimi esemplari), ma attraverso i dati forniti dai padroni stessi, ossia dal Centro Studi della Confindustria.

giovedì 17 ottobre 2013

LEGGE DI STABILITÀ, ANCORA AUSTERITÀ, TAGLI E PRIVATIZZAZIONI



di Andrea Martini
finanziaria
Da settimane il governo stava frastornando l’opinione pubblica per creare un clima di attesa verso la legge finanziaria. Alla creazione di questo clima si erano attivati tutti i grandi mezzi di informazione. E gli stessi sindacati confederali, un po per ingenuità beota, un po’ per complicità consapevole, si era messi in attesa, alimentando la fiducia verso una misura che perlomeno in parte potesse rilanciare l’economia del paese.

Si diceva, sarà la prima legge di bilancio che dopo tanti anni coniugherà l’austerità con la crescita…
Poi nella notte tra martedì e mercoledì la legge è stata messa a punto, rispettando l’obiettivo della sua pubblicazione entro quella data, imposta anche all’Italia dalle regole comunitarie che prescrivono una sorta di commissariamento dei paesi ritenuti “a rischio” dalla UE.

lunedì 5 agosto 2013

CHE FARE DEL DEBITO E DELL’EURO? UN MANIFESTO


·


La crisi
L’Europa sta sprofondando nella crisi e nell’arretramento sociale, sotto la pressione dell’austerità, della recessione e della strategia di “riforme strutturali”. Tale pressione è rigorosamente coordinata a livello europeo, sotto direzione del governo tedesco, della Banca centrale europea (BCE) e della Commissione europea (CE): C’è vasta convergenza nel sostenere l’assurdità di queste politiche come pure sul fatto che a guidarle ci siano degli “analfabeti”: l’austerità di bilancio non riduce il gravame del debito, genera una spirale recessiva, sempre maggiore disoccupazione e semina disperazione fra le popolazioni europee.
Eppure, esse sono del tutto razionali dal punto di vista della borghesia. Costituiscono uno strumento drastico – una terapia d’urto – per ricostituire i profitti, garantire le rendite finanziarie e realizzare le controriforme neoliberiste. Quel che succede, in sostanza, è la legittimazione ad opera degli Stati dei diritti della finanza di taglieggiare le ricchezze prodotte. Per questo la crisi assume la forma di una crisi dei debiti sovrani.

sabato 3 agosto 2013

DONNE NELLA CRISI

·  · in Economia, Femminismo,Lavoro. ·

di Daniela Amato e Alessandra Filabozzi (Centro Donna L.I.S.A. di Roma)
La crisi economica che viviamo in questi anni sta colpendo in maniera drammatica le condizioni di vita di uomini e donne in Italia come in tutta Europa. Disoccupazione, insicurezza, precarietà, spesso disperazione sono ormai da tempo le cifre della vita quotidiana di milioni di persone in Italia.
La disoccupazione in Italia è all’ 11,5% (marzo 2013), l’occupazione complessiva rispetto al 2008, anno di inizio della crisi, vede un calo di 506.000 unità (62.000 in meno nel 2012). In questo quadro di numeri negativi, l’occupazione femminile fa eccezione: nel 2012 per esempio le donne che lavorano sono aumentate di 110mila unità rispetto al 2011. Questo dato può essere ricondotto sostanzialmente a due processi: aumento dell’età pensionabile e regolarizzazione delle badanti. L’aumento netto riguarda infatti le ultracinquantenni che per effetto della riforma delle pensioni sono rimaste nel loro posto di lavoro (+6,8%) e le lavoratrici straniere (+7,9%) e occupate nei servizi alle famiglie. Nessuno dei due processi ha creato però posti di lavoro nuovi poiché la regolarizzazione porta alla luce quello che veniva oscurato in precedenza dal mercato del lavoro in nero; quanto all’allungamento dell’età pensionabile, sta congelando posti di lavoro esistenti.