giovedì 24 ottobre 2013

FRANCIA, ALTA TENSIONE NEL FRONT DE GAUCHE

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Con il 57 % e 670 voti (contro 500 che si sono pronunciati per una lista del Front de gauche autonoma), i militanti del PCF di Parigi hanno infine deciso a favore di un’alleanza con  il PS di Hollande per le prossime elezioni municipali (primavera 2014, ndt). Già prima con il PS erano stati contrattati per il PCF 13 eletti  (contro gli 8 attuali) e 32 consiglieri nei 20 arrondissement di cui è composta la capitale francese.
di Yvan Lemaitre da http://www.npa2009.org/
FdG DR.previewAnne Hidalgo (vice del sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, numero uno del PS della città e futura candidata socialista a sindaco, ndt) si è dichiaata soddisfatta per questo voto che «prolunga e amplifica la dinamica di azione unitaria dell’Union de la gauche», richiamandosi ai 13 anni di gestione comune PS-PCF. Dal punto di vista del PCF non c’è troppo da stare allegri. Il 57 % è molto al disotto della percentuale del 67% con cui sullo stesso argomento si era pronunciata la direzione federale. Le pressioni e gli ordini della direzione nazionale del partito non sono bastati a convincere e di fatto questa debole maggioranza costituisce una sconfessione della direzione, l’espressione del malcontento contro il governo. La contraddizione tra il discorso del PCF e e la sua politica concreta volta a salvare i propri rappresentanti istituzionali lo mette in una posizione difficile in cui rischia di farsi sottrarre voti sia dal PS che dal PG (Parti de Gauche, di Mélenchon, ndt).

Crisi del PCF

Al contrario di Mélenchon che parla di «tradimento», Igor Zamichiei, il segretario del PCF di Parigi, cerca di sdrammatizzare: «Il Front de gauche senza il PG o senza il PCF, non sarebbe più il Front de gauche. Non riduciamo il Front de gauche a una strategia di autonomia elettorale.» Ma molti militanti hanno l’impressione che ci si faccia gioco di loro e resteranno a casa piuttosto che fare campagna per Anne Hidalgo.
«Parigi deve essere la capitale della resistenza all’austerità», pretende Danielle Simonnet, capolista parigina del PG. E, per utilizzare la crisi che tocca il PCF, tende la mano ai militanti di quel partito che volessero unirsi a lei. Ma lascia aperta la questione della alleanze al secondo turno, dato che l’autonomia sostenuta da Mélenchon non è una reale indipendenza, ancor meno un’opposizione ai partiti di governo. Lei punta solo a contendere l’egemonia ai socialisti per poi inciuciare al secondo turno dopo aver contrattato i posti. E dunque «l’exception» di Parigi sarebbe solo un semplice episodio senza conseguenze?
Certamente no, visto che sullo sfondo della polemica si delineano i rapporti di forza all’interno del Front de gauche. Pel le elezioni europee come per il secondo turno delle municipali, i rivali avranno modo di riconciliarsi. «Siamo seri!» sostiene Ian Brossat (una delle figure emergenti del PCF parigino, ndt), persuaso del fatto che il PCF e il PG metteranno da parte i loro contrasti municipali per affrontare uniti le europee. Certo, ma ci sarà «un prima e un dopo il voto dei comunisti a Parigi» secondo la formula di Mélenchon. E’ certo, d’altra parte, che in tante città la direzione del PCF è stata sconfessata, cosa di cui si felicita Mélenchon.

De l’indépendance à l’opposition

Tanto più che la via dell’indipendenza rispetto al PS si rafforza, anche se per Mélenchon la posta in gioco è in primo luogo quella di assicurarsi il controllo del Front de gauche di fronte a un PCF diviso e indebolito. Quest’ultimo aveva confidato di poter governare la propria crisi partecipando alla strana unione che costituisce il Front de gauche, convinto che la forza del proprio apparato e dei propri rappresentanti istituzionali gli avrebbero assicurato un’influenza predominante. E’ proprio questa la questione che vuole tentare di risolvere Mélenchon. Per lui «un Fronte di tipo nuovo sarà presente: alcuni comunisti l’avranno lasciato, non tutti naturalmente, altre componenti avranno scelto di aderire. Ma niente sarà più come prima.» Lui conta sulle europee per portare a termine la sua OPA sul Front de gauche e sul PCF.
Al di là dei calcoli degli uni e degli altri, il dibattito sulla rottura necessaria con i partiti di governo avanza. La lotta contro le politiche dell’austerità, il governo che le conduce e la maggioranza che lo sostiene necessita di una ben altra strategia che quella dell’autonomia, una strategia di rottura e di opposizione. E’ ciò che l’NPA (Nouveau Parti Anticaopitaliste) difende pubblicamente per le municipali come nelle mobilitazioni, rivolgendosi al PG ma anche al PCF, costruendo ogni volta che sia possibile liste indipendenti e di opposizione, al primo e al secondo turno, nella speranza che molti militanti del Front de gauche sappiano trarre le lezioni dalla sua attuale crisi: la necessità di costruire un’opposizione anticapitalista al governo.
Yvan Lemaitre

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